Firma il suo primo lungometraggio “Raw Diamond”, in uscita mercoledì nelle sale, la storia di Liane, una giovane residente di Fréjus dalla vita complicata che sogna di essere la nuova Kim Kardashian e si sottopone a un casting per un reality in la speranza di uscirne. “I reality sono un trampolino di lancio e una piattaforma, ed è un bivio, infatti, per trovare un posto nella società, guadagnare soldi, avere riconoscimento, avere successo secondo i codici del capitalismo”ne è convinta la direttrice Agathe Riedinger.
“Possiamo assolutamente farci qualcosa, oppure, come è avvenuto e avviene ancora per altri candidati, essere schiacciati da questo sistema che è molto violento”crede, evocando in particolare la storia di Loana. Attraverso la serie “Culte” della prima mostra di Loft Story, o la pubblicazione di diversi lavori, “diverse donne hanno, in pochi mesi, alzato il coperchio su questo sistema, anche se fino ad ora lo abbiamo guardato con un occhio un po’ sprezzante”. Secondo Agathe Riedinger, “c’è consapevolezza della violenza di questo tipo di intrattenimento”.
“C’è un fenomeno di identificazione che è molto forte”
“Mi sento molto intimo con questi programmi e con i candidati che vi partecipano. I reality sono come dare voce, infatti, a persone che spesso vengono messe da parte o che subiscono diversi disprezzi, diversi abbandoni. All'improvviso, dà loro lo spazio per rivendicare se stessi, attraverso i loro corpi e attraverso le loro parole. Quindi c’è davvero un rapporto con l’identità, con la dignità, con l’autostima che viene evidenziato soprattutto durante i casting”continua Agathe Riedinger.
“C’è un fenomeno di identificazione che è molto forte, perché queste non sono le icone o gli idoli che siamo abituati a vedere”. La regista dice che continua a guardare i reality, “perché poi provo molta tenerezza e ammirazione per i candidati ed è come preoccuparsi di sapere che faranno bene piuttosto che guardare sempre questi programmi”.
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