CRITICA – Sorprendentemente, la terza stagione di questa serie ospedaliera va oltre nella rappresentazione di un sistema che perde. Disponibile da lunedì 11 novembre su Canal + e MyCanal.
È estate. Per decisione delle autorità sanitarie, alla fine del Covid, molti servizi ospedalieri stanno rallentando, lavorando con orari ridotti o chiusi. Votato uno sciopero dei medici SOS dopo che Alyson è stata messa in pericolo intervenendo da sola con un giovane in difficoltà respiratoria, rendendo la vita quotidiana ancora più tesa, a danno dei pazienti e del personale ospedaliero. In questo contesto, Chloé (Louise Bourgoin), Arben (Karim Leklou), Hugo (Zacharie Chasseriaud) e Alyson (Alice Belaïdi), presto raggiunti da David (William Lebghil), si incontrano, in solidarietà, e decidono di sfidare le istruzioni in per continuare a fornire assistenza.
Stagione 1 diIppocrate immaginato da Thomas Lilti sulla base del suo film omonimo del 2014 e trasmesso nel 2018 su Canal+, è iniziato con la quarantena dei medici del reparto di medicina interna dell'ospedale Raymond-Poincaré, lasciando tre stagisti (Chloé, Alyson e Hugo) e un giovane avvocato (Arben) responsabile. La premessa sembrava irrealistica ma la passione, la collegialità e questo profondo impegno di cura hanno prevalso. La seconda stagione, scritta nel 2019, girata nel 2020, prima e dopo il parto, senza un impatto decisivo sulla storia tranne che negli ultimi episodi, ha messo a confronto il quartetto di eroi con un'ondata di freddo senza precedenti. Questi otto nuovi episodi trattavano di insicurezza e stanchezza.
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Post-Covid, disobbedienza e solidarietà
La terza stagione che si apre sul post-Covid è quella della disobbedienza. Una presunta disobbedienza la cui profonda umanità si esprime nel più piccolo dettaglio di ogni episodio. È anche quello della presa di coscienza e, lontano dalle rivalità interne così spesso presenti nelle serie ospedaliere, della riconciliazione. L’autore, medico di formazione, più critico che mai dopo il Covid, descrive con forza lo stato di un sistema che fa acqua. « Ciò che ho scoperto facendo volontariato durante la crisi sanitaria mi ha fatto venire i brividi lungo la schiena. In dieci anni tutto era peggiorato notevolmente, dalle cure ai vincoli amministrativi, passando per il degrado, l'attesa, il riconoscimento e la stanchezza. Dopo lo stato di grazia, la sera gente alle finestre ad applaudire le badanti, rimaneva solo la stanchezza e un immenso senso di abbandono. », spiega. Come continuare, in queste condizioni, a esercitare una professione che, come impone il giuramento di Ippocrate, prevede di garantire l’accesso alle cure “a chiunque lo richieda” e in qualunque circostanza?
Nel mondo reale, nel giro di una settimana, una donna di 25 anni è morta a Montpellier nonostante le chiamate dei suoi cari al Samu e un'altra è scampata per un pelo al crollo di un soffitto in un reparto di maternità di Bordeaux. Nella sua opera di fantasia ritroviamo il comprovato gusto di Lilti per la realtà. Quello dei pazienti e dei loro disturbi, quello dell'urgenza di intervenire, quello delle anime sofferenti come questa signora senile abbandonata in barella dai figli, quello dei caregiver, senza dimenticare quello dell'ospedale, qui considerato quello dei protagonisti della storia. Il primo paziente della storia, in pratica, è lui. Ecco perché la serie differisce radicalmente dalla maggior parte delle produzioni dello stesso genere. Rispetto alle precedenti, la terza stagione amplifica questa realtà per darle un’altra dimensione. Senza filtri, scritto alla perfezione, portato avanti da attori impegnati e da una messa in scena di cui non possiamo che salutare l'estrema sobrietà, segnala l'abbandono, cerca il deleterio anche nella mascherata mortuaria, ma ci ricorda costantemente che qualunque sia il suo stato di decrepitezza, il Il sistema sanitario francese rimane uno dei migliori e uno dei più generosi al mondo.
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