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BFMTV dipinge il ritratto dell’ambiziosa Rachida Dati

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ABBIAMO VISTO – Questo documentario, trasmesso venerdì alle 20:50, descrive la personalità combattiva del Ministro della Cultura, uno dei rari sopravvissuti alla dissoluzione del governo. Lasciando da parte le sue lotte e convinzioni politiche.

Con un po’ di irriverenza, buoni interlocutori ed effetti sonori inutili che fanno pensare ad un documentario su una squallida notizia di cronaca, BFMTV si sforza di dipingere il ritratto di Rachida Data. Dalla città di Bout du Lac, a Chalon-sur-Saône, agli anni d’oro della Repubblica sotto la quale, rara ministra sopravvissuta alla dissoluzione, continuò a perseguire la sua carriera. Il canale ha intitolato questo documentario Rachida Dati, l’inaffondabile. L’“ambizioso” non era più disponibile. L’espressione compare nel titolo dei tre precedenti film dedicati a Dati, su Arte, Public Senate e 2…

Probabilmente non arrossirebbe per questa qualificazione. Rachida Dati, la osserviamo da un estratto televisivo all’altro trasmesso nel documentario, si diverte a ripercorrere il suo sorprendente viaggio. Il coraggio che gli ha permesso di ottenere un lavoro in una clinica a 16 anni. Poi, più tardi, un lavoro alla Elf avvicinando l’allora ministro della Giustizia, Albin Chalandon, al quale ha reso un vibrante omaggio alla sua morte, nel 2020.

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“Lei sa farsi amare”

Rachida Dati non ha paura di nulla. Questo è ciò che ripetono coloro che lo scoprirono successivamente, nel 2002, nell’ufficio di Nicolas Sarkozy, al Ministero degli Interni. « Aveva la capacità di creare relazioni estremamente forti »si limita a spiegare Claude Guéant, che ne ha fatto parte. Un altro collaboratore, che desidera restare anonimo, insiste: « Ha il talento di entrare nella vita delle persone”. E aggiunge: « Non voleva o non sapeva mettere insieme un dossier o scrivere un discorso. » Ma ora l’ex protetto di Simone Veil si fa tenerezza. Lei ride, si scuote un po’ dal torpore dei ministeri.

Se lei « sa farsi amare »secondo le parole della giornalista Catherine Nay, Rachida Dati sa anche farsi odiare quando necessario. Il documentario si sofferma, basandosi sugli amari ricordi del deputato Gilles Legendre o dell’ex ministro Agnès Buzyn, sui colpi che ha inferto ai suoi avversari politici.

Per proteggere i suoi interessi, secondo BFMTV, quando era Custode dei Sigilli, ha anche fatto rimuovere un soggetto da “Sept à quatre”, lo show di TF1. Suo fratello Jamal si preparava a testimoniare sul suo passato di delinquente. Un intervento di Dati avrebbe permesso di evitare questa possibile cattiva pubblicità.

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Incriminato dal 2021

Questa figura combattiva e piuttosto sfuggente, le cui lotte e convinzioni politiche sfortunatamente passano in secondo piano in questo film, ha superato altre linee rosse? Al Parlamento europeo, Rachida Dati, con attaccamento sospetto secondo un eurodeputato tedesco, ha difeso gli emendamenti favorevoli all’industria del petrolio e del gas. L’indagine si è fermata lì. D’altro canto, il ministro della Cultura è oggetto di un’accusa di corruzione e traffico d’influenza passiva da parte di una persona investita di un mandato pubblico elettivo.

È sospettata di aver ricevuto, in qualità di avvocato, 900.000 euro da una filiale dell’alleanza Renault-Nissan, senza compenso per lavoro reale, tra il 2010 e il 2012, mentre era deputata europea. Di fronte alle domande di RTL lo scorso aprile, ha risposto: « Hai fatto a Robert Badinter qualche domanda sui suoi clienti? » Decisamente pronto a tutto pur di convincere.

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