Le relazioni tra Francia e Algeria stanno vivendo una nuova escalation. “L’Algeria cerca di umiliare la Francia” avverte il ministro degli Interni francese, Bruno Retailleau.
La controversa espulsione dell’influencer algerino Doualemn nel suo Paese d’origine, seguita dal suo immediato ritorno in Francia, ha provocato forti reazioni da parte del governo francese.
Un incidente diplomatico senza precedenti
Arrestato a Montpellier dopo la diffusione di un video dal contenuto incitante all’odio su TikTok, Doualemn è stato deportato giovedì in Algeria. Solo che si torna al punto di partenza: il suo paese d’origine gli rifiuta l’ingresso in territorio algerino e lo rimanda lo stesso giorno a Parigi. Una decisione denunciata da Bruno Retailleau, che definisce questo comportamento delle autorità algerine una violazione delle regole internazionali. “Penso che la Francia non possa tollerare questa situazione. »
In totale, tre algerini e una donna franco-algerina sono stati recentemente arrestati per i loro contenuti online, contenuti che incitavano ad atti violenti contro coloro che si oppongono al regime algerino.
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Nessuna “altra possibilità oltre alla ritorsione”
Di fronte al rifiuto algerino, la Francia potrebbe ricorrere alle leve diplomatiche ed economiche, in particolare riducendo il numero dei visti concessi o rivedendo gli aiuti allo sviluppo. Questa idea è stata menzionata da diversi membri del governo, tra cui Gabriel Attal, ex primo ministro, che sostiene di denunciare l’accordo franco-algerino del 1968 per “fissare i limiti” e stabilire un equilibrio di potere con Algeri.
La Francia “non avrà altra scelta che reagire” se “gli algerini continueranno con questa tendenza all’escalation”, spiega Jean-Noël Barrot, ministro degli Affari esteri francese. Il ministro degli Interni ha inoltre annunciato l’intenzione di rafforzare il controllo delle rappresentanze consolari all’estero che rilasciano visti per la Francia. “I visti devono essere uno strumento di influenza, ma anche di controllo sull’immigrazione”, ha affermato a LCI. “Vorrei che potessimo monitorare molto da vicino le 20 sedi consolari che sono all’estero e che distribuiscono la maggior parte del numero di visti per la destinazione Francia. »