Il Capo dello Stato lo ripete ripetutamente, non si tratta di un nuovo scioglimento dell’Assemblea nazionale. Uno dei suoi parenti conferma: “Il gatto scottato teme l’acqua fredda e il presidente, se ci fosse la censura, chiamerebbe a testimoniare l’opinione pubblica prima di nominare un nuovo governo. Ma guardate bene i sondaggi: i francesi cominciano a rivoltarsi contro i parlamentari che fanno di tutto! »
A chi si stupisce del suo silenzio, Gabriel Attal, presidente del gruppo parlamentare Ensemble pour la République e segretario generale del partito Rinascimento, professa: “Non c’è bisogno di parlare oggi, perché i francesi non vogliono più parole, ma fatti. »
L’appello di Eric Lombard (Economia e Finanza) a “prospettive di un dialogo fruttuoso con i partiti di sinistra” e al «giustizia fiscale» risuona come un appello al PS e al suo ex Primo Segretario, che recentemente ha ribadito la sua “tentazioni di censura”. In ogni caso, l’entourage di François Hollande lo spinge a non far cadere il governo. Un “olandese” della cerchia ristretta ci dice di aver avvertito l’ex presidente “perché non ripeta un voto di sfiducia. Questa volta sarebbe ancora più incomprensibile, dato che François Bayrou ha avuto un impatto decisivo durante le elezioni presidenziali del 2012 contro Nicolas Sarkozy, vinte ric-rac.. E un altro afferma di averci messo in guardia senza mezzi termini: “Se ci fosse un voto di censura e voi non vi opponeste a rifiutare questo compromesso con Jean-Luc Mélenchon, ciò vi porterebbe a censurare anche uno dei vostri ex primi ministri (Manuel Valls) e due ex ministri (Juliette Méadel e François Rebsamen) allora sarà senza di noi! Non sei più il Primo Segretario del PS, sei un ex presidente che non può lasciarsi coinvolgere in imbrogli se vuole diventarlo di nuovo! »
Il 26 novembre l’allora primo ministro Michel Barnier ha affidato al politologo Pascal Perrineau la direzione di a “cantiere essenziale”. Detto subito, l’autore di Gusto della politica (a cura di Odile Jacob) si è consultato in tutte le direzioni per verificare se fosse possibile trovare una via verso la stabilità istituzionale modificando il sistema elettorale, per aggiungere la rappresentanza proporzionale.
Il governo Barnier fu censurato nove giorni dopo, la missione Perrineau crollò per mancanza di interlocutori. Stranamente, François Bayrou, da sempre favorevole al proporzionale – al punto da indire un referendum – non ha dato segno di vita. Perrineau tuttavia si dice “Pronti a continuare il lavoro, che non è facile. Ma attenzione che il rimedio non risulti peggiore della malattia e causi ancora più instabilità”. Si dichiara pronto a prendere in considerazione tutte le opinioni, in particolare quella di Julien Jeanneney, autore di Contro proporzionale (a cura di Tratti, Gallimard).
Preoccupato per la notorietà in vista delle elezioni comunali di Marsiglia del 2026, il deputato Sébastien Delogu (LFI) aumenta le sue provocazioni. Questa è la sua proposta di affidare agli spacciatori detenuti la gestione della vendita di cannabis una volta legalizzata. Grande successo nelle carceri e su Internet: “Perché non legalizzare la prostituzione e affidarla agli sfruttatori? » “Perché non affidare la gestione ai rapinatori di banche? » O ancora: “Perché non legalizzare il terrorismo e affidarlo agli islamisti? »
L’ex ministro e attuale deputata del Doubs Dominique Voynet nutre rancore nei confronti del suo lontano successore alla guida degli ecologisti, Marine Tondelier, che tenta di bloccare il prossimo congresso del partito: “Non è molto intelligente. Sta interpretando Mélenchon, stabilendo collegamenti diretti tra il vertice, lei stessa e gli attivisti. Per quanto riguarda la campagna elettorale europea, è stata troppo teorica, troppo intellettuale. »
Come Antoine Armand, Anne Genetet e Guillaume Kasbarian, Prisca Thevenot è stata infatti cacciata dal governo dall’Eliseo, come rivela il settimanale L’anatra incatenata. Ma non c’è dubbio che quest’ultimo incrimini il presidente: “Rimango totalmente fedele a Emmanuel Macron e Gabriel Attal. Ma ci sono entourage elisi che giocano a un gioco pericoloso e perverso, quello della stupida guerriglia nella quale non intendo impegnarmi. »
Ferocemente contrario a qualsiasi partecipazione al governo, Jean-Luc Mélenchon (LFI) non è stato sempre così ostile all’idea di essere ministro. All’alba degli anni 2000 l’idea rasentava addirittura l’ossessione: “Ad ogni rimpasto sperava di essere nominato, si confida con un ex membro della squadra di Lionel Jospin. Si fece realizzare i costumi per il suo ingresso al governo. »