Audiovisivo pubblico: l’indipendenza di bilancio minacciata

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La Ministra della Cultura, Rachida Dati, al termine di un consiglio dei ministri, all’Eliseo, il 12 giugno 2024. JULIEN MUGUET PER “IL MONDO”

Per gli oppositori del progetto di Rachida Dati di riforma del governo dei media pubblici, lo scioglimento dell’Assemblea nazionale pronunciato domenica 9 giugno, che sospende tutti i testi in discussione, rappresenta un gradito ostacolo. Ma se per il momento si interrompesse la strada che porta alla creazione di una holding, quindi alla fusione di France Télévisions, Radio France, Istituto Nazionale dell’Audiovisivo (INA) e, a seconda degli scenari, France Médias Monde, si crea un altro pericolo minaccia imminente la radiodiffusione pubblica: alla fine dell’anno non sarà più garantito il suo finanziamento autonomo e a lungo termine da parte dello Stato.

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Lunedì 10 giugno, infatti, dovevano iniziare, in una commissione speciale dell’Assemblea nazionale, i lavori per esaminare una proposta di legge organica destinata a porre fine a questo pericolo, creato dall’abolizione dell’imposta nel 2022. “In realtà, abbiamo iniziato a preoccuparci non appena abbiamo saputo [en 2018] che la tassa sulla casa [à laquelle était adossée la redevance] scomparirebbe [elle a été supprimée progressivement entre 2020 et 2023], afferma Marie-Christine Zaragosse, CEO di France Médias Monde. Da allora continuiamo a dire ai nostri azionisti, deputati e senatori che è urgente trovare una modalità di finanziamento dedicata. » Sviluppato in tutta fretta nel 2022, il sistema di finanziamento con una frazione dell’Iva verrà infatti interrotto, qualunque cosa accada, alla fine dell’anno.

Dopo aver mirato, nel 2023, a perpetuare questo sistema provvisorio, i deputati della Loira Quentin Bataillon (Rinascimento) e dei Vosgi Jean-Jacques Gaultier (Les Républicains) hanno presentato, all’inizio di maggio, una nuova proposta di legge organica. Come il loro collega del Basso Reno Bruno Studer (Rinascimento), che aveva presentato un testo simile nel luglio 2023 (subito dimenticato), i due eletti volevano utilizzare un prelievo sulle entrate per costituire il bilancio delle società pubbliche dei media (circa 4 miliardi euro). Frazione di IVA o ritenuta sulle entrate, “entrambi i sistemi sono buoni ed evitano la regolamentazione infraannuale, lo spieghiamo a France Télévisions. Anche se né l’uno né l’altro garantiscono l’entità della risorsa”.

“È un castello di carte che sta crollando”

“Il finanziamento tramite trattenuta sulle entrate sembrava essere la soluzione migliore e adatta a tutti i gestori del servizio pubblico”, si rammarica Jean-Jacques Gaultier. Nei giorni scorsi, però, gli eletti della Commissione Finanze del Senato avevano lasciato trasparire la loro opposizione a questo sistema, cosa che invece la Commissione Affari Culturali, presieduta da Laurent Lafon (UDI), aveva auspicato. “Bercy aveva dato il suo accordo a questa proposta del ministro della Cultura”, assicura il senatore della Valle della Marna, all’origine della proposta di legge sulla riforma della governance. Nello scenario ideale delineato da Rachida Dati, le riforme di governance e di finanziamento dovevano essere approvate dai deputati contemporaneamente prima dell’estate.

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