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Chi è l’artista dietro i secchi di sabbia rossa che cadono derisi sui social media? – Liberazione

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Un video condiviso sui social ha attirato gli scherni degli internauti, denunciando l’assurdità del mondo dell’arte contemporanea. In queste immagini si vede un uomo anziano che impila secchi di plastica rossa pieni di sabbia, per poi fare un buco in quello inferiore, che si riversa a terra. Dopo un lungo silenzio, la struttura crolla. Il pubblico esita ad applaudire e attende che l’uomo allunghi le braccia, presentando il fatto compiuto, per incitarlo.

“Sogno di averlo a casa ma deve valere milioni”, prende in giro un surfista davanti alla semplicità della performance. “Quando gli spettatori non sanno quando applaudire, sai che è una stronzata. Beh, è ​​ancora più semplice…” nota un altro. “Il vero artista è colui che ripulisce tutto” abbonda un terzo.

L’uomo visto sistemare i secchi di plastica rossa prima che cadano è lo scultore svizzero Roman Signer. Il video è stato originariamente pubblicato il 18 giugno dalla galleria svizzera Haus & Wirth, che lo rappresenta. “Roman Signer attiva la sua scultura con un secchio di sabbia alla galleria d’arte di Malmö” indica sobriamente la galleria, che invita il pubblico a scoprire “La prima grande mostra personale di Signer in Svezia, con opere e film di tutta la sua carriera, dagli anni ’70 ai giorni nostri”. Il lavoro presentato si chiama Sandsäule, che può essere tradotto come “colonna di sabbia” in francese. Era già stato installato nel 2008 alla Galleria Martin Janda, a Vienna, in Austria.

“Umorismo irresistibile”

Nato nel 1938, Roman Signer è un artista visivo riconosciuto nel mondo dell’arte per il suo Zeitskulpturenin francese, “sculture del tempo”. Secondo la critica d’arte Rachel Withers, queste sculture temporali, che aggiungono la componente del tempo alle altre tre dimensioni, “esplora la trasformazione dei materiali nel tempo, attirando l’attenzione dello spettatore sull’esperienza dell’evento, i cambiamenti che crea e le forze coinvolte in esso. Con la loro variegata combinazione di oggetti tridimensionali, live action, fotografie fisse e documentazione filmata, le sculture temporali di Signer incorniciano episodi che affrontano il contenimento e il rilascio di energia, sempre con raffinatezza, spesso con accattivante brillantezza epigrammatica e irresistibile umorismo.

È stato esposto al Palais de Tokyo di Parigi nel 2009, a documenta 8 a Kassel nel 1987 e alla Biennale di Venezia, dove ha rappresentato la Svizzera nel 1999. Pubblicazione ha coperto la sua mostra al Frac Franche-Comté nel 2022 e lo ha persino incontrato nel 2016 durante una mostra al Centre de la photographie di Ginevra.

In questa intervista, Roman Signer è tornato alla sua concezione del suo lavoro, spiegando che lui “Ho sempre lavorato con cose che già esistono: secchi, ombrelli. […] Il mio lavoro non è surreale. Io, è assurdo, non surreale. Quello che faccio non è calcolato, seguo i miei desideri. Se c’è umorismo nel mio lavoro, non è né forzato né ricercato. Viene. È naturale. La gente mi paragona sempre a Buster Keaton. È un grande artista ma voleva far ridere la gente e io non voglio farla ridere. Non me lo aspetto da loro. Cerco di tenere gli occhi aperti. È un altro approccio. Possiamo ovviamente ridere, ma non è questo l’obiettivo.