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Una “mega-alluvione” avrebbe riempito il Mar Mediterraneo arido

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Immaginate l’equivalente di 40.000 piscine olimpiche che sfociano nel Mar Mediterraneo ogni secondo: questo potrebbe essere quello che accadde 5 milioni di anni fa, quando iniziò l’era geologica Zancleana, secondo uno studio pubblicato a dicembre sulla rivista Communications Earth & Environment.

Secondo le stime effettuate dagli autori di questo lavoro utilizzando indici geologici raccolti nel sud-est della Sicilia, la regione avrebbe subito una “mega-alluvione” con una portata compresa tra 68 e 100 Sverdrup (Sv ), pari a 1 Sv a un milione di metri cubi (400 piscine olimpioniche) al secondo.
La cosiddetta crisi “messiniana” (dal nome dell’era geologica precedente agli Zancleani), durante la quale l’acqua del Mar Mediterraneo evaporò per lasciare il posto a vasti giacimenti di sale, si sarebbe quindi conclusa in modo molto più brutale di quanto non credevamo. fino ad ora.

Il diluvio che “eclissa” tutti gli altri?

In effetti, gli scienziati hanno a lungo pensato che la crisi messiniana si fosse conclusa gradualmente, in un periodo di circa 10.000 anni. Questa idea, tuttavia, è stata messa in discussione dalla scoperta, nel 2009, di un canale di erosione che si estendeva dal Golfo di Cadice al Mar di Alboran, evidenziando un’alluvione “unica e massiccia” durata dai due ai 16 anni. Per il dottor Aaron Micallef, ricercatore del Monterey Bay Aquarium Research Institute in California e autore principale dello studio, citato in un comunicato stampa dell’Università di Southampton (Regno Unito), la notizia Le stime di portate e velocità “sminuiscono tutte le altre inondazioni conosciute nella storia della Terra”. “La nostra ricerca fornisce la prova più convincente di questo evento straordinario”, sottolinea.

Detriti rocciosi strappati dalle onde

Gli autori del nuovo studio hanno esaminato più di 300 creste asimmetriche in un corridoio geologico che attraversa la “Soglia di Sicilia”, un ponte terrestre sommerso che un tempo separava i bacini del Mediterraneo occidentale e orientale.

Prelevando campioni da queste creste, il team ha scoperto che erano sormontate da uno strato di detriti rocciosi corrispondente al confine tra i periodi Messiniano e Zancleano e contenente materiale eroso dalla regione circostante, indicando che questi materiali si erano depositati lì rapidamente e con “forza considerevole”. Quindi, analizzando i dati di imaging sismico, i ricercatori hanno scoperto un “canale a forma di W” sulla piattaforma continentale a est del “Davanzale di Sicilia”, la cui forma e posizione suggeriscono che potrebbe fungere da “enorme imbuto” verso un canyon, che della valle sommersa di Noto, al momento della mega alluvione.

Un flusso spinto fino a 115 km/h

Gli autori hanno anche sviluppato modelli computerizzati della megaalluvione per simulare il comportamento dell’acqua. Secondo i risultati, il flusso ha cambiato direzione ed è aumentato di intensità nel tempo, raggiungendo fino a 115 km orari. Scavando così canali più profondi, erodendo più materiale e trasportandolo per distanze più lunghe. “Questi risultati non solo evidenziano un momento critico nella storia geologica della Terra, ma dimostrano anche la persistenza della morfologia per oltre cinque milioni di anni”, insiste il dott. Micallef.

Altri ricercatori avevano recentemente annunciato la scoperta di un immenso canyon sottomarino nel cuore del Mediterraneo, nel bacino del Levante. La sua formazione sarebbe avvenuta poco prima della crisi messiniana, facendo così luce su un passato ancora più lontano.

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