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“Eleonora d’Aquitania” di Martin Aurell, Premio Biografia “Point”.

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PPer i bellissimi occhi di Eleonora, il cui colore rimane poco chiaro, romanzieri e biografi hanno sempre gareggiato. Chi racconterà maggiori dettagli sui segreti ben custoditi della sua vita sentimentale, sulla sua influenza occulta sulla politica dei due reali consorti o sulle ricette della sua sorprendente longevità: visse, e visse bene, fino all’età di 80 anni. : 1124-1204…

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Chi se non Martin Aurell poteva scrivere la biografia di riferimento, di scrupolosa erudizione, senza offuscare il sogno? Lo storico medievale, giunto da Barcellona, ​​per la gioia dei suoi studenti, all’Università di Poitiers, colui che è uno dei maggiori specialisti al mondo dell’impero Plantageneto ci propone un libro molto bello: tra opere apprese e una canzone d’amore di modesta eleganza.

Il “secolo del meraviglioso”

“Bellissimo”, secondo un cronista del suo secolo, Eleonora aveva 13 anni quando sposò il re di Francia. Luigi VII, alla stessa età, era destinato a farsi monaco: essendo morto accidentalmente il fratello maggiore, vide il suo destino contrastato tra le braccia di Eleonora. La ricca ereditiera portò in dote il Ducato d’Aquitania, e Parigi scoprì il Sud, sole della Lingua d’Oc, ma anche una regina abbagliante, i cui modi garbati e la cultura raffinata erano sconvolgenti quanto l’esotismo.

Martin Aurell dedica pagine molto belle all’infanzia di Eleanor. Possiamo vedere, in primo piano, la sua regione natale, accanto all’amante di un re di nome Dangereuse, un nonno carismatico: Guglielmo IX, principe d’Aquitania e poeta occitano, detto il Trovatore. Sullo scudo che lo accompagnò in tutte le sue battaglie fece dipingere il corpo della sua amante.

Martin Aurell dipinge un quadro dai colori tenui: quelli del 12°e secolo, il “secolo del meraviglioso”. Ricca anche di personalità che hanno segnato la storia della letteratura, della scienza e della filosofia.

Prima regina divorziata nella storia occidentale

Presta piena attenzione alla Seconda Crociata (1147-1149). La regina prese parte, seguendo l’esercito in lettiga. Era una brava cavallerizza, cavalcava molto spesso in sella e non esitava a cavalcare coscia a coscia con i cavalieri in cotta di maglia. La storia di questa epopea di guerra, parallela agli intrighi romantici della regina con suo zio, Raimondo di Poitiers, principe di Antiochia, mi riempie di ammirazione.

Luigi VII, follemente geloso, criticò la regina per non avergli dato un erede maschio ma praticò l’astinenza, conformemente ai suoi doveri cristiani. Riuscì a dargli due figlie ma preferì annullare il matrimonio con la donna infedele o cosiddetta infedele. A meno che Eleanor non si stancasse di questa unione senza gioia davanti a lui. Prima regina divorziata della storia d’Occidente, si risposò senza indugio con Enrico di Normandia, chiamato a regnare sull’Inghilterra col nome di Enrico II, adornò il capo con una seconda corona reale e, quasi per infastidire Luigi, diede a questa dieci figli nuovo marito, compresi sei figli! La loro storia non è altro che un arazzo con fili misti d’oro e di sangue, dove l’amore è solo un’altra visione della guerra e la più incerta delle “deduzioni”.

Ottima vita

Le vite degli uomini – mariti, figli e amanti – sono così sensualmente legate e connesse a quella di Eleonora che sembrano nutrirsi della sua stessa energia, dipendente da un’aura che avrà superato quella di ciascuno di loro.

Politica, tanto intelligente quanto coraggiosa e audace, fu consigliera dei re perché non era in grado di regnare da sola: il suo tempo non lo avrebbe permesso. Dall’abbazia di Fontevraud, dove finì i suoi giorni, non affatto da monaca perché non ne ebbe mai il temperamento, ma da gran Dama, sempre valorosa e con gli occhi aperti sul mondo, la sua unica eredità è, poiché tutto era più o meno distrutta, è giunta fino a noi questa fiamma, la fiamma di una grande donna viva, che amava la vita in tutte le sue occasioni e in tutte le epoche.


Da scoprire


Canguro del giorno

Risposta

“Eleonora d’Aquitania”, di Martin Aurell (Flammarion, 512 pp., €24,90).

LA GIURIA DEL PREMIO BIOGRAFIA “POINT”.

Dominique Bona, dell’Accademia di Francia, presidente; Laurence Debray; Samuel Dufay (Le Punto) ; Didier Le Fur; François-Guillaume Lorrain (Le Punto) ; Lorena di Meaux; Christophe Ono-dit-Biot (Le Punto) ; Jean-Christian Petitfils ; Laurent Theis.

I finalisti

L’eredità di Jaurès

In fondo, in Francia tutti sono, sono stati o saranno jauressiani. La sua morte da martire, il 31 luglio 1914, fu anche la sua fortuna postuma. Fu sul suo catafalco che fu costruita la Sacra Unione, e la tribuna pacifista apparve come la vincitrice del 1918, pantheonizzata nel 1924. È questo fruttuoso paradosso che Jean-Numa Ducange esplora brillantemente, e in modi nuovi. “Gli eventi nascono dalle idee, la storia dipende dalla filosofia”, scriveva Jaurès nel 1892. Questa dialettica tra le forze della mente e le esigenze della realtà ha organizzato la sua vita intellettuale e politica. A contatto con la condizione degli scioperanti di Carmaux, delinea le vie e i mezzi di un movimento sociale con obiettivi rivoluzionari nel quadro della democrazia parlamentare. Dopo un esame approfondito del dossier Dreyfus, si convince dell’innocenza del capitano. Attaccato all’internazionalismo, lo vede nel quadro nazionale. Spiritualista, contribuì alla legge della separazione tra Chiesa e Stato. Combattente instancabile per la pace, è molto interessato agli affari militari. La sintesi jauressiana ha ancora molto da dirci. Laurent Theis

“Jean Jaurès”, di Jean-Numa Ducange (Perrin, 458 pag., €25).

Nella testa di Savonarola

La prima domenica di agosto del 1490 Savonarola pronunciò a Firenze la sua prima predica. Il 14 maggio 1498, all’età di 46 anni, fu bruciato sul rogo. Per otto anni questo coltissimo domenicano aveva messo in trance migliaia di fiorentini. Dio, la Vergine, glielo diceva ogni giorno: l’enormità dei peccati commessi dai malvagi, dai farabutti, dai sodomiti che governavano il mondo, dai signori secolari e dall’alta Chiesa, compreso il papato, avrebbe portato tribolazioni apocalittiche. La salvezza fu trovata nella riforma del cristianesimo. Era arrivata l’ora della repubblica della virtù, a prezzo della disciplina ferrea e dell’espiazione generale. Il prodigioso predicatore si era trasformato in un formidabile imprecatore, il religioso ispirato era diventato un politico imperioso. Il fuoco delle sue parole si rivoltò contro di lui. Trent’anni dopo, il fratello Martin Lutero, che ne rivendicò la responsabilità, avrebbe avuto successo. Questo perché, mentre il primo sputava fiele, l’altro beveva birra. LT

“Savonarola. L’arma della parola”, di Jean-Louis Fournel e Jean-Claude Zancarini (Passés/Composés, 458 p., €24).

Le fortune di Sully

«Larare e pascolare…” Il resto lo sappiamo. Conosciamo anche le immagini di Epinal sul saggio e severo consigliere speciale del buon re Enrico IV, senza il quale sarebbe inconcepibile. Ma senza pretendere di dire tutto su uno di questi ricostruttori della Francia, Laurent Avesou riesce a distaccarlo dal suo amico sovrano nel tentativo di distinguere la realtà dalla leggenda.

Riscoperto dopo il 1750, quando la Francia stava sprofondando nei debiti e cercava una nuova… Sully, il ministro protestante che convinse Enrico IV a convertirsi al cattolicesimo, è un soggetto da sogno per chi è interessato alla riscrittura della Storia. È la forza di questa biografia quella di rivisitare tre secoli di alti e bassi, dove vediamo Sully interpretare il ministro ideale, portato all’apice, ridotto a pochi tratti, recuperati perfino dalla Francia di Pétain, prima di sprofondare nel dolce oblio. Non era ancora Richelieu, ma era Sully, il che già non era poco. È tutto merito di Avezou aver così vagliato il personaggio nel corso dei secoli. François-Guillaume Lorrain

“Sully, costruttore della Francia moderna”di Laurent Avesou (Tallandier, 600 pag. €26,90).

De Gaulle ha trovato

Pensavamo di sapere tutto di Charles de Gaulle. Arnaud Teyssier riesce però nell’impresa di gettare nuova luce sulla vita del generale. Piuttosto che disperdersi in vani aneddoti, il biografo si concentra sulla coerenza di un’azione guidata da un’idea di uomo e da una concezione della Storia, dove l’ossessione per la grandezza mira ad allontanare la paura del declino. . Comprendiamo meglio, leggendolo, il significato della “grande politica” galliana, uno sforzo disperato per evitare il peggio piuttosto che una megalomania prematura. Quanto al grande Carlo, sfugge finalmente alle pretese della sua leggenda per ridiventare se stesso: un visionario di eccezionale statura intellettuale e morale, un costruttore il cui slancio si scontra periodicamente con attacchi di malinconia, fino alla rinuncia finale. Una biografia destinata a diventare una pietra miliare. Samuel Dufay

“Carlo di Gaulle. Angoscia e grandezza»di Arnaud Teyssier (Perrin, 643 pag., €26).

Tutto a Nîmes, luogo d’incontro di grandi destini!

Viaggeremo quest’anno grazie all’imperdibile Festival della Biografia di Nîmes, compreso Il punto è partner e al tema scelto, “Memorie di avventurieri”. Viaggeremo in lungo e in largo grazie ai suoi due copresidenti, Jean-Christophe Rufin e Olivier Weber, che ci porteranno sul Rio delle Amazzoni o sulle Vie della Seta, intervistati venerdì 24 gennaio pomeriggio al teatro di Nîmes dal nostro collega Jérôme Cordelier . Viaggeremo anche lontano nel tempo grazie a Martin Aurell e ai suoi Eleonora d’Aquitania, premio biografico Punto, di cui parlerà sabato alle 16 al Grand Auditorium, rispondendo alle domande di François-Guillaume Lorrain. Che presenterà sabato alle 10.30, nel Grand Auditorium, il suo libro-inchiesta sui Giusti in Francia (e anche nel Gard). Tra gli autori attesi, Michèle Cotta, Alexandra Lapierre, Adeline Wrona, Boris Cyrulnik, Marc Lavoine, Thierry Lentz, Jean Sévillia, Sylvain Tesson, Laurent Theis…

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