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“Ha cominciato ad avere la schiuma alla bocca”… gli ultimi istanti di vita della ragazzina di 13 anni, privata del cibo

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l’essenziale
Questo mercoledì è stato il terzo giorno del processo contro Sandrine Pissarra e Jean-Michel Cros. Devono rispondere della morte di Amandine, 13 anni, trovata senza vita nella casa di famiglia nell’agosto 2020. L’adolescente era stata privata del cibo e pesava solo 28 kg quando i servizi di emergenza l’hanno trovata senza vita.

È stata una testimonianza forte quella resa questo mercoledì, 22 gennaio, alla Corte d’Assise dell’Hérault. Ambre, 19 anni, ha raccontato dettagliatamente gli ultimi istanti di vita della sorella Amandine, 13 anni, morta di fame e torturata dalla madre Sandrine Pissarra. L’adolescente è stata ritrovata senza vita e notevolmente magra – pesava solo 28 kg – il 6 agosto 2020, nella casa di famiglia a Montblanc (Hérault), vicino a Béziers.

Nata nel 2005, un anno prima di Amandine, Ambre ha oggi 19 anni e lavora in un bar della regione, spiega l’Agence Presse. Mercoledì è stata interrogata come parte civile. “Il 6 agosto 2020 mi alzo e vedo la mamma in preda al panico. Mi dice che Amandine è molto cattiva. Jean-Michel – il patrigno – aiuta Amandine a salire le scale, poi la lavo sotto la doccia. Amandine cercava di parlarmi, ma non capivo”, racconta la giovane con voce mitragliatrice e senza apparente emozione. “Poi l’ho vestita e l’ho messa sul letto. La mamma ha detto che sarebbe andata a prendere la macchina per portarla in ospedale. Amandine cominciò a schiumare alla bocca. Jean-Michel l’ha presa in posizione di sicurezza, ho detto: lasciala andare, è morta. Poi sono arrivati ​​i vigili del fuoco, era in arresto cardiaco”, continua.

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Sul banco degli imputati, Sandrine Pissarra, che martedì ha ammesso per la prima volta i fatti di cui è accusata, approva questa storia: “Vorrei ringraziarla, ha potuto dire quello che è realmente accaduto”. “Non voglio che nessuno pensi che Ambre stia mentendo. Ma quel giorno mi sono svegliato tardi e Amandine era già di sopra», sostiene Jean-Michel Cros. Poiché voleva a tutti i costi evitare che sua madre finisse in prigione, Ambre, allora 15enne, ammise di aver mentito molto, servendo agli investigatori la versione elaborata da Sandrine Pissarra di una Amandine “ladra, ipocrita e viziosa”. soffriva di disturbi alimentari e sicuramente morì “nel modo sbagliato”.

Nudo per fare i lavori domestici

Infatti, spiega ora Ambre, «non vedevamo spesso Amandine, che era sempre al piano di sotto, nel ripostiglio», da cui usciva solo «per pulire, prima in maglietta, poi nuda, per evitare che dal furto dall’armadio degli snack. Amandine, ancora punita, è stata costretta a “fare righe” o restare “sul picchetto”, le sue uniche attività, che Sandrine Pissarra, impegnata a lavorare a maglia in soggiorno, ha monitorato dal suo telefono o tablet tramite telecamere. Quando il resto della famiglia usciva, “la mamma chiudeva a chiave la porta”, spiega Ambre.

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Suo fratello minore, Ethan, che ora ha 15 anni, era come Ambre responsabile della sorveglianza di Amandine: “Mi ha usato come guardia”, spiega, quando viene chiamato a sua volta al banco dei testimoni. “Mia madre sbatteva la testa di mia sorella contro il muro. Spesso era nuda mentre faceva le pulizie e quando lo faceva male la picchiava. Venivo colpito solo due o tre volte al mese. Per me era normale essere colpito. Amo ancora mia madre, ma non quanto prima, mia madre subirà la sua punizione, se lo merita. “Amandine era mia sorella, non avevo molti contatti con lei, veniva spesso rinchiusa. Sapevo che non mangiava, quindi le ho dato da mangiare sotto la porta. Dopo il 6 agosto “È come se mia madre si sentisse sollevata, come se Amandine non fosse mai esistita”.

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I due imputati dovranno essere interrogati un’ultima volta giovedì, prima della requisitoria e delle memorie dell’accusa. Sandrine Pissarra rischia l’ergastolo, Jean-Michel Cros rischia 30 anni di carcere. Venerdì è attesa la sentenza.

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