Nel 1960, la Francia manteneva sessantamila uomini in quasi novanta guarnigioni in Africa. Sessantacinque anni dopo, cosa resta della presenza militare francese? Non molto: due basi, una in Gabon e l’altra a Gibuti.
Fino a poco tempo fa, il continente ospitava forze francesi di stanza in nove paesi, vale a dire Mali, Senegal, Niger, Burkina Faso, Costa d’Avorio, Gabon, Gibuti, Ciad e Repubblica Centrafricana.
Dopo una serie di colpi di stato militari nel 2022 e nel 2023 in Mali, Niger e Burkina Faso, quest’ultimo ha spinto le forze francesi fuori dai propri confini. E nel 2024 anche il Senegal, la Costa d’Avorio e il Ciad hanno chiesto la partenza dell’esercito francese. N’Djamena, infatti, ha annunciato a fine novembre la risoluzione dell’accordo di difesa che lo legava alla Francia. Un’inversione di rotta “che segna una svolta storica”, secondo il comunicato stampa del governo ciadiano che vuole “affermare la sua piena sovranità e ridefinire i suoi partenariati strategici”. Per Parigi, l’annuncio del Ciad, ultimo forte alleato della Francia nel Sahel, esprime un vero fallimento. Dall’indipendenza nel 1960, la Francia ha condotto quasi ininterrottamente numerose operazioni esterne in questo paese del Sahel che ha visto succedersi generazioni di ufficiali e soldati francesi.
Per alcuni, la Francia non ha fatto il punto dell’evoluzione del contesto africano e ha voluto agire a metà, riducendo la forza lavoro, come previsto a partire dal 2022, e non chiudendo direttamente le basi.
Questa cascata di ritiri di unità dimostra la mancanza di anticipazione e apre la strada alla presenza di altri paesi, in particolare della Russia con le sue compagnie mercenarie statali. Così, dopo diversi stati del Sahel, il Senegal e il Ciad hanno recentemente rafforzato gli scambi con Mosca e hanno lasciato il campo aperto alle organizzazioni terroristiche islamiste che intensificano la loro presenza nei paesi del Sahel e nei loro vicini. I gruppi terroristici sfruttano le lamentele delle comunità, le disuguaglianze e l’emarginazione etnica. Togo e Benin sono ora sotto attacco. E gli eserciti locali sono per la maggior parte incapaci di opporsi e sconfiggere la minaccia jihadista.
È certamente la fine della rotazione delle imprese in Africa; ma in futuro non mancheranno le operazioni portate avanti dall’esercito francese per esfiltrare gli espatriati o proteggere siti di produzione petrolifera o materie prime strategiche. Un giorno opex, sempre opex!
Buona lettura
Eric Micheletti
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