Sul posto, i membri dei rifugi hanno scoperto diciassette pecore morte, tra cui agnelli, sparse a terra. “L’angoscia delle pecore ancora vive è palpabile. Affamati, disidratati e disperati, si sono precipitati dai soccorritori non appena sono comparsi dei secchi contenenti un po’ di cereali. Mentre si avvicinavano, i custodi professionisti e volontari notarono che la maggior parte delle pecore erano zoppe e avevano difficoltà a muoversi perché erano molto deboli.“
La piccola mandria è stata inizialmente contenuta grazie ad un recinto temporaneo installato dalle associazioni. Esausti, i sopravvissuti seguirono istintivamente i guaritori con in mano secchi di cibo e salirono sui veicoli da trasporto senza resistenza.
Disidratazione, malnutrizione e scabbia
Le associazioni non hanno visto punti d’acqua nel prato, il che ha portato a “gli animali leccavano compulsivamente la condensa dalle carrozzerie dei veicoli perché avevano tanta sete. Sono emaciati, la loro magrezza testimonia la totale assenza di cibo sufficiente ed idoneo.“
“Le pecore soffrono anche di una grave forma di scabbiacontinua il comunicato stampa. Questa malattia parassitaria provoca lesioni cutanee, riducendo gradualmente la lana a brandelli. La scabbia, altamente contagiosa, indebolisce notevolmente gli animali, provocando perdita di peso, ascessi e infezioni che possono essere fatali. Senza intervento, queste pecore sono condannate ad una lenta agonia.“
Le quindici pecore che sono riuscite a essere salvate sono state accudite dai rifugi Animaux en Péril (Ath), Le Rêve d’Aby (Gembloux), Au Bonheur Animal (Bernissart) e Veeweyde rifugio du marsh (Coutisse). Rebelote, al loro arrivo in queste strutture, gli animali si precipitavano a prendere il fieno e l’acqua.
Tutti sono stati esaminati da veterinari specializzati e hanno ricevuto cure d’urgenza per la scabbia. “Questo trattamento prevede un ritaglio completo per pulire la pelle e facilitarne il recupero. Le pecore stanno finalmente iniziando una nuova vita.“
Il proprietario rischia grosso
L’UBEA (Unità per il benessere degli animali della Regione vallona) ha emesso una denuncia per violazione del Codice vallone sul benessere degli animali. “Il titolare potrà essere perseguito penalmente o amministrativamente. Se la Procura della Repubblica decide di farsi carico della questione, può deferire il proprietario al tribunale penale. Ciò rischia da 8 giorni a 3 anni di carcere e/o una multa fino a 1 milione di euro. Se la Procura non procederà, la mano ricadrà sull’ufficiale sanzionatore che potrà comminare una multa fino a 100.000 euro, ma anche il ritiro dei permessi di detenzione degli animali.conclude il comunicato stampa. Per quanto riguarda la destinazione finale degli animali, la decisione spetta al ministro Adrien Dolimont che ha due mesi di tempo per confermare se gli animali verranno affidati o meno alle associazioni a cui hanno aderito”.
Per quanto riguarda i cadaveri, saranno evacuati tramite un servizio di rendering. Per questo reato il proprietario riceverà anche una multa da parte della polizia ambientale. “È vietato abbandonare i cadaveri senza evacuarli.“
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