La Transnistria, territorio separatista filo-russo, è immersa in una grave crisi energetica. Privato del gas russo, implora la Moldavia di vendergli il gas per porre fine ai tagli al riscaldamento e all’elettricità che colpiscono…
Con l’arrivo dell’inverno, gli abitanti della Transnistria tremano. Questo territorio separatista filorusso di mezzo milione di anime è immerso nell’oscurità e nel freddo da quando il colosso russo del gas Gazprom ha tagliato le valvole il 1° gennaio. Una decisione dalle gravi conseguenze per questa striscia di terra che dal 1992 sfugge al controllo della Moldavia. .
Tagli giornalieri che colpiscono tutta la popolazione
A causa della mancanza di fornitura di gas, le autorità della Transnistria hanno dovuto ricorrere quotidianamente a interruzioni di corrente e chiudere molte industrie per alleggerire la rete. Anche gli edifici residenziali sono colpiti, con crescenti tagli al riscaldamento e all’acqua calda.
Agiamo nell’interesse dei cittadini che in questo momento soffrono il freddo nei loro appartamenti, nell’interesse delle strutture sociali e delle imprese ferme per la mancanza di fornitura di gas.
Vadim Krasnosselski, leader della Transnistria
Questa situazione critica spinge i leader separatisti a chiedere aiuto alla Moldavia. Lunedì Vadim Krasnosselski ha inviato un messaggio alla presidente della Moldavia Maïa Sandu, chiedendole di vendere e consegnare gas alla Transnistria “il più presto possibile”. Ma per ora l’appello è rimasto lettera morta.
In calo il sostegno russo
Dalla guerra del 1992 seguita al crollo dell’URSS, la Transnistria ha sempre potuto contare sul sostegno incondizionato della Russia. Gazprom ha fornito lì il suo gas gratuitamente per sostenere i separatisti di fronte a Chisinau. Ma i tempi stanno cambiando.
Il 1° gennaio, a causa della scadenza del contratto tra Kiev e Mosca, sono cessate le consegne di gas russo in transito attraverso l’Ucraina, che riforniva in particolare la Moldavia e di fatto la Transnistria. Un duro colpo per questo già fragile territorio.
La Moldova in una posizione di forza
A differenza della Transnistria, il resto della Moldavia è attualmente risparmiato dai tagli grazie alle importazioni di elettricità e gas dalla Romania. Una situazione che pone Chisinau in una posizione di forza in questa situazione di stallo energetico.
Secondo fonti vicine alla questione, Gazprom si è offerta di fornire gas alla Moldavia attraverso altre possibili rotte, ma a condizione che Chisinau risolva una controversia finanziaria sul suo debito. Un’offerta finora respinta dalle autorità moldave.
Verso un disgelo nei rapporti?
La richiesta della Transnistria di acquistare gas dalla Moldavia segna un notevole cambiamento di tono. Finora i separatisti avevano sempre rifiutato qualsiasi accordo commerciale con Chisinau, in nome della loro “indipendenza”.
Resta da vedere se questa richiesta di aiuto sarà sufficiente per avviare un dialogo e una normalizzazione dei rapporti tra le due parti. Per 30 anni la Transnistria ha vissuto in un vuoto giuridico, senza riconoscimento internazionale ma con il sostegno militare, politico ed economico di Mosca.
Privati di questo sostegno cruciale nel mezzo di una crisi energetica, i separatisti sembrano ora costretti a rivedere la loro strategia. Un’opportunità da cogliere per la Moldavia, che non ha mai rinunciato a ripristinare la propria integrità territoriale.
L’Europa sta monitorando da vicino
Al di là della questione umana immediata, questa crisi energetica in Transnistria ha anche una dimensione geopolitica. Incuneata tra Romania e Ucraina, la Moldavia è un paese cruciale tra l’Unione Europea e la sfera di influenza russa.
Mentre in Ucraina infuria la guerra e la tensione tra Mosca e l’Occidente è alta, gli sviluppi della situazione in Transnistria vengono attentamente monitorati. Una soluzione a questo conflitto congelato invierebbe un segnale forte alla regione.
Ma ci vorrà senza dubbio qualcosa di più di una crisi energetica per smuovere le linee di questa complessa questione, dove si intrecciano questioni di identità, politiche, sicurezza e, ora, la sopravvivenza quotidiana di centinaia di migliaia di persone intrappolate in una morsa.
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