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condanna all’ergastolo per l’uomo colpevole dell’omicidio del medico

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Un tribunale indiano lunedì 20 gennaio ha condannato all’ergastolo un uomo ritenuto colpevole dello stupro e dell’omicidio di un medico, un crimine che ha sconvolto questo Paese dove la violenza sessuale contro le donne è molto diffusa.

I genitori della vittima, che avevano chiesto la condanna a morte per impiccagione, hanno dichiarato, in lacrime, di essere “scioccato” dalla sentenza inflitta.

Il giudice Anirban Das ha stabilito che questo crimine non meritava la pena di morte perché non era tale “il più raro dei rari casi”.

Ha ordinato che Sanjoy Roy, 33 anni, un volontario che lavora all’ospedale di Calcutta dove è stato scoperto il corpo insanguinato del praticante 31enne, trascorra la sua vita dietro le sbarre.

Arrestato lo scorso agosto, il giorno dopo il delitto, e dichiarato colpevole sabato dallo stesso tribunale, aveva proclamato la propria innocenza durante tutto il processo, sostenendo di essere stato “trappola”.

Una procedura legale accelerata

Questa tragedia ha suscitato indignazione in tutto il Paese e alcuni operatori sanitari hanno scioperato e manifestato, chiedendo misure di sicurezza più severe negli ospedali pubblici.

Alla fine di questo movimento, la Corte Suprema ha ordinato la creazione di un gruppo di lavoro composto da medici, incaricato di elaborare un piano per prevenire la violenza negli ospedali, dove le condizioni di lavoro sono spesso deplorevoli.

Il processo si è svolto in tempi rapidi poiché il sistema giudiziario indiano è solitamente lento.

Nelle settimane successive a questo delitto, l’atteggiamento delle autorità locali e lo svolgimento delle indagini sono stati oggetto di forti critiche. Pertanto, il capo della polizia di Calcutta e diversi funzionari del servizio sanitario regionale sono stati licenziati dai loro incarichi.

Questa tragedia ricorda quella subita da una giovane donna su un autobus nella capitale Nuova Delhi nel 2012, che aveva messo in dura luce il pesante silenzio attorno alla violenza sessuale nel Paese più popoloso del pianeta, le carenze del suo sistema giudiziario in la lotta contro lo stupro e, oltre a ciò, il trattamento delle donne nella società indiana.

Sotto la pressione dell’opinione pubblica, il governo ha inasprito la legislazione sulla violenza sessuale, promulgando addirittura la pena di morte per i recidivi.

I quattro uomini giudicati colpevoli dello stupro di gruppo dello studente sono stati giustiziati mediante impiccagione nel marzo 2020.

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