Dietro il tavolo dei relatori era appesa una grande bandiera con i colori del Nuovo Fronte Popolare (NFP), reliquia delle ultime elezioni legislative. Nella sala dei Grands-Carmes (2e), prestato dal municipio del settore socialista, quasi 300 persone occupano quasi tutte le sedie, un quadro quasi esaustivo delle organizzazioni politiche di sinistra e dei collettivi cittadini attivi a Marsiglia. Venerdì 17 gennaio si è tenuto il primo incontro dei comitati PFN della città “assemblea generale”. Le notizie nazionali hanno fatto irruzione nell’agenda dell’incontro, dando un impulso alla partecipazione e un improvviso sapore di urgenza.
Previsto da qualche settimana, si sarebbe dovuto concentrare sulle elezioni comunali del 2026, e gettare le basi per il coordinamento di questi dieci comitati più o meno strutturati, nati all’indomani delle elezioni legislative. Ma il contesto le ha fatto cambiare dimensione. Il giorno prima, all’Assemblea nazionale, il gruppo socialista non aveva votato la mozione di censura presentata dai suoi alleati nei confronti del governo Bayrou. “Una decisione dannosa per l’unità”, riconosce Bruno Bidet, membro di L’après, entrando nella stanza. “Un brutto segnale”osserva Dylan Zeitoun, venuto a rappresentare la federazione del Partito Comunista (PCF) delle Bocche del Rodano.
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