Quando morì pesava 28 kg ed era alta 1 metro e 55. Sua madre e il suo patrigno saranno processati dalla Corte d’Assise dell’Hérault per tutta la settimana.
Accusata di atti di tortura e di barbarie che portano alla morte senza intenzione di provocarla, ma anche di atti di violenza, Sandrine Pissarra (55 anni) dividerà il palco, da questo lunedì alla Corte d’Assise dell’Hérault, con Jean-Michel Cros , 50 anni, accusato di privazione di cure e di cibo che ha portato alla morte. Rischiano rispettivamente l’ergastolo e 30 anni di carcere.
Entrambi dovranno rispondere del calvario inflitto ad Amandine, morta all’età di 13 anni nell’agosto 2020 a Montblanc (Hérault) quando pesava solo 28 kg ed era alta 1,55. Secondo le indagini, è morta per arresto cardiaco mentre era chiusa in una cantina da settimane. Internamente prima del confinamento legato all’epidemia di Covid, Amandine è stata costretta a tornare, nel marzo 2020, da sua madre tra Béziers e Montpellier. Non tornerà mai più in classe.
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“Uscita da un campo di concentramento”
Nel frattempo, ha vissuto un calvario che ha portato un magistrato, incaricato di studiare una delle numerose richieste di rilascio della coppia, a dire che ad Amandine “non era rimasta altro che pelle e ossa”. “Quando vediamo le foto di Amandine, abbiamo l’impressione che questa bambina sia appena uscita da un campo di concentramento”.
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La madre e il patrigno della ragazza inizialmente hanno dichiarato di aver notato la perdita di peso di Amandine solo una settimana prima della sua morte.
Privato delle visite dei figli per tre anni, Frédéric Florès, padre di Amandine, residente a Perpignan, scopre con orrore la sorte di sua figlia. “Quando ho visto il suo volto, ho visto l’Olocausto, i campi di concentramento, la morte”, ha detto a Le Figaro. Era indignato per la breve liberazione del suocero nel 2023. “È una doppia punizione e un insulto alla memoria di mia figlia”, ha confidato. Infine, Jean-Michel Cros non sarà giudicato libero.
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Dibattiti dolorosi
Sulla base di testimonianze schiaccianti, l’inchiesta ha messo in luce “la privazione del cibo, le cure, la violenza, le umiliazioni” che costituivano “la quotidianità degli ultimi mesi di vita dell’adolescente”, secondo i colleghi di Midi Libre che precisano che sei mesi prima della sua morte, “il medico curante di Amandine non aveva rilevato nulla di anormale nella sua paziente”.
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Secondo le sue amiche, Amandine era “radiosa, solare, vicina agli altri” anche se a volte era “oscura”. Per sua madre era “una bugiarda, una ladra che non sopportava l’autorità”.
La giustizia si pronuncerà alla fine della settimana, dopo dibattiti che si preannunciano particolarmente dolorosi vista la sorte riservata alla giovane.
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