Arrivò in barca in Cambogia nell’ottobre del 1965. Da allora in poi, il regno Khmer non aveva mai abbandonato la mente e una certa ragion d’essere di François Ponchaud. Anche dal suo ritorno in Francia, nel 2021 a Lauris, dove si è ritirato nella casa di riposo delle Missioni Estere a Parigi. Si è spento lì questo venerdì 17 gennaio all’età di 85 anni. Questo sacerdote dagli occhi azzurri, dalla parola ferma e dall’energia tenace avrà lavorato per più di cinquant’anni con i cambogiani, che non hanno dimenticato tutto ciò che gli devono.
Grande bugia e grande silenzio
Padre Ponchaud è stato uno dei primi a rivelare al mondo l’entità dei massacri perpetrati tra il 17 aprile 1975 e il 7 gennaio 1979 dai Khmer rossi, che provocarono almeno 1,7 milioni di morti. Parlava khmer, dopo averlo studiato per tre anni, prima di tradurre la Bibbia e testi religiosi. Ha officiato nella regione di Kampong Cham (a nord-est di Phnom Penh) negli anni 1969-1975 quando fu testimone della guerra civile fratricida e dell’ascesa al potere dei rivoluzionari della foresta, nutriti dagli ideali della Rivoluzione francese, del marxismo- Leninismo e maoismo. Intendono spazzare via il passato e promettere una nuova Cambogia libera dagli imperialisti, dalla società feudale e dai colonizzatori.
Quando i Khmer rossi presero Phnom Penh il 17 aprile 1975, fu bloccato presso l’ambasciata francese che divenne p
svizzero
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