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I negoziati di Bayrou con il PS sono in fase di stallo alla vigilia della dichiarazione di politica generale

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L’equazione resta più delicata che mai per il Primo Ministro, impegnato in trattative con la sinistra non melenconista, senza indirizzare il suo LR e gli stessi alleati macronisti, che alzano la voce di fronte a una possibile riduzione delle pensioni.

E per ora, i colloqui sembrano essere in un vicolo cieco con il PS, tra cui una delegazione guidata dal primo segretario, Olivier Faure, è stata ricevuta per la prima volta dai ministri Catherine Vautrin (Lavoro e Salute), Éric Lombard (Economia) e Amélie de Montchalin (Conti Pubblici), poi due ore di François Bayrou a Matignon a inizio serata.

“Mentre vi parlo, le proposte sul tavolo non sono accettabili per il Partito socialista e ce ne rammarichiamo”, ha sintetizzato il segretario generale del PS Pierre Jouvet su BFMTV, sottolineando l’assenza di “progressi significativi”. Quanto alla principale richiesta del partito rosa, i suoi rappresentanti non hanno ricevuto “alcuna garanzia circa la sospensione della riforma delle pensioni”. Abbastanza per gettare il PS nelle braccia della censura, dato che martedì gli Insoumi presenteranno sicuramente una mozione, dopo l’attesissima dichiarazione di politica generale di François Bayrou prevista per le 15 all’Assemblea.

“Una discussione che non può essere una cortina di fumo”

Se, per mancanza del sostegno del Raggruppamento Nazionale al testo della LFI, il governo non dovesse cadere, l’incapacità di François Bayrou di radunare il PS mette in dubbio la sostenibilità di questo governo che potrebbe, come il suo predecessore, finire con le spalle al muro di voto sul bilancio attualmente in fase di negoziazione.

Al centro delle tensioni, i socialisti chiedono che questa sospensione sia effettiva fin dall’inizio della rinegoziazione della riforma prevista per sei mesi con le parti sociali, e non solo in caso di suo successo. “La sospensione è la garanzia data ad una discussione che non può essere una cortina di fumo”, sostiene Olivier Faure su Libération.

Se questa rottura fosse tecnicamente fattibile, ciò significherebbe che i nati nel 1963 potrebbero uscire a 62 anni e 6 mesi (con una durata contributiva di 42 anni e un quarto) anziché a 62 anni e 9 mesi (con una durata di 42,5 anni). come previsto.

“Smettila di giocare con le parole”

Ma questa sospensione divide il campo presidenziale. Alcuni sembrano pronti ad accettarlo, come prezzo della stabilità politica, come Yaël Braun-Pivet che ha affermato di “non opporsi in linea di principio” al fatto di “fermare” brevemente la riforma delle pensioni per “riparlarne”.

Altri, invece, si oppongono, sostenendone il costo, stimato in circa tre miliardi di euro solo per il 2025.

“Sospendere è abrogare, bisogna smettere di giocare con le parole. Non possiamo permetterci di svelare la riforma delle pensioni”, ha avvertito il deputato macronista Mathieu Lefèvre su RMC.

“Non è mai male discutere (…) Ma tornare indietro, perdere tempo (e) mettere la Francia in una situazione finanziaria più critica mi sembra una cattiva idea”, mette in guardia anche Édouard Philippe dalla sua città di Haven.

Il ministro degli Interni Bruno Retailleau ha giudicato che “ci sono cose su cui possiamo negoziare di nuovo”, in particolare sul “logorio professionale” e “sull’occupazione degli anziani”. Ma “si tratta di una riforma sistemica e se domani raggiungessimo il cuore del reattore in termini di performance di bilancio di questa riforma, allora metteremmo la Francia, per il piacere della sinistra, in pericolo, soprattutto di bilancio e finanziario”, ha avvertito anche lunedì sera.

L’ombra del presidente

Il PS propone di finanziare questa sospensione attraverso il Fondo di riserva delle pensioni, creato alla fine degli anni ’90, ma “non è un piatto”, ha avvertito il ministro del Lavoro Astrid Panosyan-Bouvet su Radio J.

La destra, dal canto suo, minaccia di lasciare il governo se François Bayrou farà troppe concessioni alla sinistra.

In un’intervista a Le Parisien, il capo dei deputati LR Laurent Wauquiez ha stimato che “sospendere (la riforma) senza uno scenario alternativo” equivarrebbe a “saltare nel vuoto senza paracadute”. Sarà senza la destra repubblicana! “.

Le discussioni continueranno quindi, e non sarà mai lontana l’ombra del presidente della Repubblica, François Bayrou, il cui passato è strettamente legato alla riforma delle pensioni.

svizzero

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