Vuol dire con questo che non è contrario al principio stesso di portare i presidenti dei partiti al governo?
Esatto, non sono contrario. La realtà in Belgio è il peso significativo dei presidenti dei partiti. Possiamo deplorarlo, ma è la realtà politica del paese. E una squadra forte è quella in cui il vero potere decisionale è assegnato a chi sta al tavolo. Questo è anche il caso di altri regimi politici. In Gran Bretagna, ad esempio, è il capo del partito al potere a diventare Primo Ministro. In Canada Justin Trudeau si dimette e cosa annuncia? Che si dimetterà da Primo Ministro quando verrà sostituito alla guida del suo partito (Partito Liberale del Canada, ndr). Non è quindi incongruo. Quindi si potrebbe dire che ha più senso quando c’è un solo partito al potere? Non necessariamente, appunto, perché il processo decisionale è ancora più complicato quando ce ne sono più.
Dove sono finiti gli statisti in Belgio?
Avrei però una riserva: se i presidenti dei partiti diventano ministri, non si potrà più ricorrere alle “suocere”. Sappiamo però che quando c’è un nodo all’interno dell’esecutivo non è inutile prendere un po’ d’aria e tornare a discutere con i papà e le mamme dell’accordo di governo.
Alcuni temono che questa formula (la combinazione delle funzioni di presidente del partito e ministro) impedirà al Parlamento di svolgere il suo ruolo di contropotere. Cosa ne pensi?
Questo non ha senso, non dobbiamo confondere tutto. Ma a rigor di termini, stiamo mettendo il dito su qualcosa – che è una malattia della governance – e cioè il partito di opposizione. È molto più facile quando il presidente del partito non è al potere. E Georges-Louis Bouchez, l’autore di questa proposta, lo ha fatto attivamente durante Vivaldi. Ciò crea paradossi ironici nella vita politica belga. Il presidente del MR è su questo punto esattamente in linea con Ecolo dagli anni 2000: siamo al potere, ma in realtà non ci siamo. Siamo al potere, ma contestiamo. Siamo al potere, ma abbiamo la visione opposta. Tutto ciò indebolisce l’azione del governo perché non è un vero lavoro di opposizione. Il lavoro dell’opposizione appartiene al Parlamento, all’opposizione, non appartiene alla maggioranza. E se c’è un problema di maggioranza, spetta poi al gruppo parlamentare della maggioranza farlo sentire. In ogni caso la formula qui proposta da Bouchez forse non è la migliore ma non è da scartare subito. L’idea – soprattutto in un periodo di bilancio complicato – non è assurda, soprattutto per limitare i dibattiti sterili.
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