Ci sono eventi che sconvolgono il corso di una vita, per Gaël Monfils è la nascita di sua figlia. In una recente intervista, l’atleta ha parlato di questa paternità.
Questo sabato, 11 gennaio, Gaël Monfils è diventato ufficialmente l’atleta più anziano a vincere un torneo del circuito principale dal 1977 con la sua vittoria all’ATP 250 di Auckland. A 38 anni, il tennista francese è lungi dal ritirarsi, soprattutto dopo la nascita di sua figlia il 15 ottobre 2022, un nuovo impulso alla sua carriera.
Nelle colonne di “Parisien” questo fine settimana, lo sportivo ha raccontato la sua nuova vita accanto a Skaï, la sua piccola figlia di appena due anni. Nata dal matrimonio tra i due amanti del pallone giallo, Gaël Monfils ed Elina Svitolina, la bambina è diventata una nuova fonte di gioia ma anche di motivazione per gli atleti.
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Ancora troppo giovane per rendersi conto dell’influenza del padre nel mondo del tennis, la piccola Skaï ha già un posto riservato in tribuna. “Vorrei che mi vedesse giocare, per capire. Ecco, non capisce. Nel profondo, vorrei che potesse sperimentarlo. È certo che vedrà giocare sua madre ma non sappiamo di suo padre… Non ho parlato molto di questa sensazione con gli altri giocatori che hanno figli, ma quando ho visto il sogno di LeBron James, era giocare con suo figlio, è magnifico! »
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Gaël Monfils, l’orgoglio di sua figlia
Attraverso gli occhi giovani di Skaï, Gaël Monfils vuole mostrarsi grande e forte, essere motivo di orgoglio. La nascita della figlia lo ha trasformato, consapevole delle problematiche legate alla sua età: “So che con il minimo infortunio per me sarà finita”. Questo desiderio di farsi vedere in campo da tua figlia è solo un’ulteriore fonte di motivazione e concentrazione.
L’arrivo del suo primo figlio rappresenta tuttavia una certa debolezza per l’atleta che confidò a “L’Equipe” nell’agosto 2023 (durante la sua partecipazione agli US Open) che trovava sempre più difficile uscire di casa. e allontanarsi dal figlio per esercitare la professione: “Non lo farò più perché è dura. Mentalmente e fisicamente, ma soprattutto mentalmente. È così difficile essere così lontano da mia figlia. È un aspetto del lavoro che cambia enormemente le cose”
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