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Mark Zuckerberg chiede un ritorno all’“energia maschile” nelle imprese

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Nel podcast “Joe Rogan Experience”, Mark Zuckerberg ha sottolineato di sostenere il successo delle donne, pur affermando che per avere successo non è necessario classificare la mascolinità come “tossica”.

(Boursier.com) – Durante un’intervista trasmessa venerdì scorso sul podcast “Joe Rogan Experience”, Mark Zuckerberg, CEO di Meta, ha espresso il suo desiderio di allontanarsi dagli elementi che descrive come “culturalmente neutrali” nell’America aziendale, inclusa la diversità, programmi di equità e inclusione (DEI). Secondo lui, l’enfasi su questi valori ha portato ad una visione errata della mascolinità, spesso percepita in modo negativo.

“Una cosa è dire che vogliamo essere accoglienti e creare un buon ambiente per tutti, e penso che sia un’altra cosa dire che la mascolinità è negativa. E penso che ci siamo spostati culturalmente verso quella parte dello spettro”, ha detto al famoso conduttore del podcast seguito da decine di milioni di ascoltatori, Joe Rogan.

Mark Zuckerberg, cresciuto con sorelle e ora padre di tre figlie, ha sottolineato di sostenere il successo delle donne, ma di credere che ciò non richieda classificare la mascolinità come “tossica” affinché possano avere successo. avere successo. “Penso che ci siamo spostati culturalmente in quella direzione”, ha osservato. Per il leader del colosso dei social media è necessario un ritorno a valori più ancorati alla mascolinità, senza sostenere l’esclusione delle donne o di altri gruppi.

Fine dei programmi DEI

Il miliardario attribuisce il cambio di prospettiva alla pratica delle arti marziali, spiegando che avere uno spazio dove sfogarsi con i suoi amici maschi, in un ambiente sportivo dove potevano “battersi a vicenda”, è stata una “esperienza positiva”. “Penso che ci siano alcuni meriti davvero positivi nell’avere una cultura che riconosce maggiormente l’aggressività”, ha aggiunto.

Questa dichiarazione arriva lo stesso giorno in cui Meta ha annunciato la fine dei suoi programmi DEI, segnalando un cambio di direzione da parte dell’azienda. In un comunicato stampa, Janelle Gale, vicepresidente delle risorse umane del gruppo californiano, ha specificato che la società ha rivalutato il proprio approccio di fronte agli sviluppi nel quadro giuridico e politico che circonda le iniziative di diversità, equità e inclusione. Alcuni ritengono ora che il termine “DEI” suggerisca un trattamento preferenziale per determinati gruppi, il che ha portato alla sospensione dei programmi associati.

“Troppa censura” sulle piattaforme

Nell’ambito di questa revisione delle politiche interne, Meta ha anche ordinato la rimozione dei tamponi nei bagni degli uomini e ha concluso il suo programma di verifica dei fatti. Mark Zuckerberg ha parlato di un ritorno ai valori fondamentali della libertà di espressione su Facebook e Instagram, sostituendo i fact check con note comunitarie, come quanto avviene su X.

Il boss di Meta ha affermato che c’è stata “troppa censura” sulle piattaforme, nonostante i suoi sforzi “in buona fede” per affrontare le preoccupazioni sulla disinformazione. Ha definito le recenti elezioni presidenziali un “punto di svolta culturale”, sottolineando che i fact-checker sono diventati troppo politicamente parziali e hanno “distrutto più fiducia di quanta ne abbiano guadagnata”. Meta non sembra essere un caso isolato in questa rassegna delle pratiche di inclusione. Diverse grandi aziende hanno iniziato a ridimensionare i loro programmi sulla diversità, in seguito all’elezione del presidente Trump il 5 novembre.

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