Con già 24 morti e oltre 12.000 infrastrutture andate in fumo, l’incidenza degli incendi che dal 7 gennaio devastano i dintorni di Los Angeles, California, è “assolutamente considerevole”, deplora Umair Irfan, reporter del dipartimento scientifico dei media americani Vox. Ma Irfan mette in dubbio anche il trattamento mediatico dell’evento.
Lo nota per primo “la copertura scientifica dei disastri è migliorata molto”. Giornalisti che trattano questi argomenti “comprendere meglio il ruolo del riscaldamento globale e parlarne nei loro rapporti”, nota il giornalista. Due giorni dopo l’inizio degli incendi, il caporedattore di Los Angeles Times infatti ha allertato i suoi lettori sul ruolo del cambiamento climatico nei disastri ambientali in corso.
Il giornalista californiano afferma in particolare che gli incendi che stanno scuotendo la regione sono stati appiccati in seguito ad un “shock idroclimatico”, vale a dire una transizione improvvisa da un clima umido a un clima estremamente secco. Citando gli scienziati, spiega che questo fenomeno climatico ne sarebbe una diretta conseguenza “cambiamenti climatici causati dall’uomo” e aumenterebbe il rischio di incendi.
Altri media sono più cauti. È il caso, ad esempio, di New York Times, chi, mentre lo ricorda “Il 2024 è stato l’anno più caldo mai registrato”, nota che lo è “Impossibile al momento dirlo con certezza” che sono gli incendi di Los Angeles “a causa del riscaldamento globale”.
Una precauzione adottata anche da Umair Irfan, il quale rileva anche che, a causa della mancanza di prospettiva sull’analisi scientifica del disastro attuale, il tema diventa rapidamente politico. Il giornalista di Vox cita ad esempio le domande che seguirono il passaggio dell’uragano Milton in Florida nell’ottobre 2024: “Quale governatore era responsabile? Quale partito politico è stato responsabile della ricostruzione?” Risultato, “la questione climatica spesso finisce annegata nei dibattiti”, conclude.
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