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La morte di Jean-Marie Le Pen: un’eredità troppo pesante da sopportare per Marine?

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Jean-Marie Le Pen, morto questa settimana all’età di 96 anni, è stato sepolto ieri, sabato 11 gennaio, in Bretagna, a Trinité-sur-Mer. Figura dell’estrema destra e della Quinta Repubblica, lascia un’eredità controversa che sarà in gran parte portata avanti da sua figlia, Marine Le Pen.

Questo è come i messaggi pubblicati il ​​giorno della sua morte. Pochissime persone gli rendono omaggio Jean-Marie Le Pen nella classe politica. Quasi nessuno, ad eccezione dell’estrema destra. E ancora, nel comunicato elogiativo del Raduno Nazionale, si menziona la parola “polemica”.

Tra i suoi numerosi avversari, molti ricordano i suoi lapsus verbali in un contesto di antisemitismo, primo fra tutti i suoi commenti sulle camere a gas, da lui considerate un punto di « dettaglio » della Seconda Guerra Mondiale. Questa clamorosa uscita durò tutta la sua carriera fino a causare la rottura con sua figlia. Queste osservazioni, formulate nel 1987 e riaffermate nel 2015, furono, all’epoca, una goccia nell’oceano per Marine Le Pen. Ora a capo di un Fronte nazionale in cerca di “normalizzazione”, ha escluso suo padre dal partito. La ripagherà portandola in tribunale e arrivando addirittura a chiederle pubblicamente di non usare più il nome “Le Pen”.

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Una pausa efficace ma insufficiente

Questo episodio particolarmente violento aiuterà, in parte, Marine Le Pen a progredire alle urne. Due volte finalista alle elezioni presidenziali (2017 e 2022), il partito della fiamma oggi chiamato Raduno Nazionale (sempre con voglia di rompere) ottiene fino a 11 milioni di voti nelle ultime elezioni legislative… Questo è più del doppio di quello che fece Jean-Marie Le Pen nel 2002, quando, con sorpresa di tutti, riuscì anche a qualificarsi per il secondo turno delle elezioni presidenziali.

Se i risultati sono ogni anno migliori, l’RN e Marine Le Pen non riescono costantemente a vincere e restano emarginate. Come se, nonostante gli ostacoli superati, un’ultima barriera, quella psicologica, impedisse ancora a un numero decisivo di elettori di “varcare” il Rubicone. La presenza di candidati pazzi e talvolta apertamente razzisti durante le ultime elezioni legislative ovviamente non fa altro che rafforzare la diga.

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Cambiare tema non sarà sufficiente

Se a livello formale le modifiche ai nomi e al casting sono relativamente facili da apportare, arrivare alla sostanza è molto più delicato. I grandi temi imposti da Jean-Marie Le Pen nel dibattito politico in materiaimmigrazione e l’identità nazionale sono anche gli elementi che hanno determinato l’ascesa elettorale del partito e che ancora oggi ne costituiscono l’immagine del marchio. Consapevole del loro carattere – per natura – sulfureo, Marine Le Pen ha voluto enfatizzare le questioni economiche e sociali per ampliare la sua base elettorale. Scommessa vinta sui bastioni precedentemente vinta a sinistra ma andando a sinistra rischiamo di perdere a destra. Ciò è stato visto per un breve periodo nei sondaggi durante le ultime elezioni presidenziali. Durante l’irruzione di Eric Zemmour. L’altro candidato di estrema destra la cui campagna ruotava essenzialmente attorno “Ottima sostituzione» minacciato quello della RN. Marine Le Pen resta quindi alla ricerca di equilibrio. Ancora appesantita da suo padre, questo non basta per prevalere per il momento.

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