Illustrazione: RE.
Il contratto per i gasdotti che collegano la Russia all’Europa, attraversando l’Ucraina, è scaduto il 31 dicembre 2024. Un terzo del gas europeo è transitato lì.
Il 31 dicembre 2024 è terminato il transito del gas russo attraverso le infrastrutture ucraine. Attraverso questo gasdotto passava un terzo del gas europeo. Questa decisione, annunciata in agosto dal presidente ucraino Volodymyr Zelenskyj, mette fine al contratto quinquennale tra la società pubblica ucraina Naftogaz e il produttore Gazprom di cui lo Stato russo è azionista di maggioranza.
Questo gasdotto, noto come Bratstvo (“Fratellanza”), ha continuato a funzionare due anni e dieci mesi dopo l’inizio dell’invasione russa dell’Ucraina. La cessazione di questo transito, presentata da Kiev come una risposta all’aggressione russa, costituisce anche una perdita per l’Ucraina, che ha ricevuto sostanziali diritti di transito.
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Per l’Unione Europea (UE), la decisione non ha causato una crisi immediata. In una riunione del “gruppo di coordinamento del gas” all’inizio di gennaio, la Commissione europea ha affermato che gli approvvigionamenti sono sicuri grazie alle riserve, piene al 72%, e alle crescenti importazioni di gas naturale liquefatto (GNL). Tuttavia, sono più preoccupate l’Austria (80% dipendente dal gas russo) e la Slovacchia, ancora molto dipendenti dal gas russo nel 2024. Il primo ministro slovacco filo-russo Robert Fico ha denunciato una “decisione errata”. Ci ha costantemente ricordato l’aumento del prezzo del gas, che ha superato la soglia dei 50 euro per megawattora (€/MWh), un picco elevato dall’ottobre 2023.
La cessazione del transito ucraino riflette l’evoluzione della strategia europea sul gas. Dal 2022, sta cercando di ridurre la propria dipendenza dal gas russo, passando dal 45% delle importazioni nel 2021 a circa il 19% nel 2024. Questa transizione si basa sullo sviluppo delle infrastrutture portuali per ricevere GNL e sulla partnership con paesi come gli Stati Uniti Uniti e Qatar. Questa modalità di trasporto è tuttavia più costosa del gasdotto.
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Un divario europeo
La fine del transito ucraino evidenzia anche le divisioni interne all’UE. Mentre Bruxelles persegue il suo obiettivo di neutralità carbonica entro il 2050, alcuni Stati membri, come Slovacchia e Ungheria, mantengono stretti rapporti con Mosca per garantire forniture a costi inferiori. Questa dissonanza complica l’adozione di una politica energetica unificata.
Allo stesso tempo, la Russia continua a rifornire parte dell’Europa attraverso altri canali, come TurkStream e GNL. Questa situazione alimenta le critiche, soprattutto per quanto riguarda la persistenza delle importazioni nonostante le sanzioni contro Mosca. Per Phuc-Vinh Nguyen, esperto di energia dell’Istituto Jacques Delors, intervistato da Le Monde, questa dipendenza “rimanda anche l’Europa a una certa ipocrisia”.
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