Dal 1° gennaio 2020 si è aperta una nuova possibilità agli agenti dei tre versanti del servizio pubblico (Statale, ospedaliero e territoriale) grazie alla legge Trasformazione del Servizio Civile. Ora possono optare per una risoluzione convenzionale. Questo sistema, in fase sperimentale fino al 31 dicembre 2025, consente ai dipendenti pubblici a tempo indeterminato e ai lavoratori a contratto di risolvere amichevolmente il loro contratto con l’accordo del datore di lavoro. Oltre ad accedere alle indennità di disoccupazione, ricevono un’indennità di fine rapporto che attira sempre più agenti.
Perché si parla di queste cifre?
Nel 2023 sono state 1.984 le cessazioni convenzionali registrate nel servizio civile. Si tratta di un vero salto rispetto alle 425 partenze osservate nel 2020! Tuttavia, dovresti sapere che il numero totale è stato più elevato nel 2022 che nel 2023. Un’analisi mostra che almeno il 72% delle rotture nel 2022 ha riguardato il Ministero dell’Istruzione Nazionale, il che mostra chiaramente una marcata tendenza in questo settore.
Un altro punto interessante è il cambiamento nel profilo dei beneficiari. L’età media era di 50,4 anni nel 2020 ma è salita a 47,4 anni nel 2023, segno di un progressivo ringiovanimento. Le donne continuano a dominare con il 69% delle rotture firmate quell’anno.
Quanto costa tutto questo?
Tra il 2020 e il 2022 hanno usufruito del sistema circa 5.300 dipendenti della pubblica amministrazione statale, ricevendo un compenso medio di 20.300 euro ogni. In totale è costato 107,6 milioni di euro allo stato.
Ma c’erano alcune preoccupazioni: alcuni risarcimenti sono stati ritenuti “infondati”, arrivando fino a 190.000 euroche solleva interrogativi sull’utilizzo dei fondi pubblici.
È bloccato in termini di trasparenza…
Nonostante questi progressi, non tutto è roseo per quanto riguarda la trasparenza del processo. Attualmente sono disponibili solo i dati relativi al servizio civile statale; non sappiamo nulla del settore ospedaliero (FPH) e territoriale (FPT). Inoltre, non tutti i ministeri condividono le proprie informazioni all’interno del FPE.
La funzione pubblica dell’UNSA e la Corte dei conti hanno espresso le loro preoccupazioni per questa mancanza di chiarezza. La Corte sottolinea la “tracciabilità imperfetta” delle decisioni e del calcolo del risarcimento. I fascicoli sono spesso incompleti e talvolta mancano di una verifica rigorosa da parte dei controllori del bilancio.
Dove stiamo andando adesso?
L’introduzione del sistema segna una svolta verso una maggiore flessibilità nei rapporti professionali all’interno del settore pubblico. Ma per garantirne un successo duraturo senza abusi finanziari o amministrativi, occorre davvero migliorare la trasparenza e rafforzare il controllo sulle compensazioni concesse.
Mentre il sistema continua il suo viaggio fino alla fine del 2025, è importante che tutte le parti interessate – sia a livello di governo che a livello individuale – garantiscano una gestione rigorosa ed equa in modo che questo meccanismo risponda efficacemente alle esigenze attuali preservando l’interesse generale.
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