Dopo anni di procedimenti, all’inizio dell’anno verranno finalmente prese alcune decisioni che determineranno il futuro della pubblicità online.
Se il 2024 è già stato turbolento per il mercato pubblicitario globale, il 2025 si preannuncia ancora più turbolento, soprattutto in Francia, dal punto di vista normativo.
La pubblicazione del parere dell’EDPB su “paga o acconsenti” sul web è imminente
Il Comitato europeo per la protezione dei dati (EDPB) si pronuncerà presto sul modello di pay wall applicato dagli editori del web aperto. Questi muri, che richiedono all’internauta di pagare l’articolo o di abbonarsi se non desiderano acconsentire al deposito di un tracker per scopi pubblicitari personalizzati, sono utilizzati da circa il 30% dei primi 100 editori francesi. Questi ultimi sostengono che il modello pubblicitario non regge economicamente senza i dati e senza l’offerta di personalizzazione. L’EDPB, che non ha potere coercitivo ma le cui decisioni hanno una grande influenza sulle autorità nazionali di protezione dei dati, si era già espresso negativamente nella primavera del 2024 sul modello “pay or consent” applicato da Meta, che da allora ha dovuto rivedere la sua copia .
Il settore dell’editoria e della pubblicità online è in forte espansione. “Se per caso le autorità di regolamentazione e di vigilanza decidessero di estendere il divieto di “paga o consenso” che richiedono alle grandi piattaforme all’intero settore digitale, l’intero web aperto sarà minacciato”, dichiara Laureline L’Honnen-Frossard. direttore degli affari pubblici e giuridici dell’Union des Marques. “La Corte di giustizia dell’UE ha convalidato il principio “paga o consenso” nel 2023, così come hanno fatto diverse autorità nazionali per la protezione dei dati, tra cui la CNIL o l’autorità austriaca. Possiamo mettere in dubbio il funzionamento e la legittimità dell’EDPB, che ne mina precedenti decisioni di determinate autorità quando per legge è tenuto a basarsi su di esse per l’elaborazione delle proprie decisioni”, aggiunge Pierre Devoize, vicedirettore generale dell’EDPB. Digital Alliance.
ATT di Apple: imminente la decisione dell’Autorità garante della concorrenza
Il mercato conta su questo primo trimestre per ottenere il tanto atteso verdetto dell’Autorità francese garante della concorrenza (Adlc) in materia di App Tracking Transparency (ATT). Il sistema di tracciamento anti-pubblicitario ha portato Apple a sporgere denuncia all’Autorità per abuso di posizione dominante e manovra anticoncorrenziale. Dopo 5 anni di attesa, le associazioni riunite in questo procedimento (Alliance Digitale, SRI, Udecam e le Geste) non dovrebbero aspettare oltre per ottenere una decisione, visto che l’ultima fase dell’indagine si è svolta il 23 ottobre quando entrambe le parti sono stati sentiti davanti al collegio dell’Adlc. Una prima denuncia è stata presentata nell’ottobre 2020, una seconda nel febbraio 2022 e la fase contraddittoria si è aperta nel luglio 2023. Procedure simili sono in corso in Germania, Italia e Polonia.
“L’ATT di Apple, la Privacy Sandbox di Google… osserviamo che tutte queste procedure in corso con le Autorità garanti della concorrenza in Europa sollevano la questione di cosa fanno queste piattaforme con i dati degli utenti e le limitazioni che vogliono unilateralmente imporre all’accesso di altri operatori (editori , agenzie, inserzionisti o operatori tecnologici) nella catena del valore: la privacy degli utenti è meglio protetta quando questi dati sono detenuti e sfruttati in modo massiccio da attori come Google e Apple piuttosto che quando circolano tra tutti? operatori del mercato in condizioni coerenti con il quadro giuridico europeo, convalidate e consentite dagli utenti finali?”, si chiede Fayzouze Masmi-Dazi, l’avvocato specializzato in diritto della concorrenza che sostiene l’Alleanza Digitale, le Geste, SRI e Udecam.
Privacy Sandbox e cookie di terze parti, primo trimestre decisivo
Il mercato è ancora in attesa delle conclusioni dell’Autorità per la concorrenza e i mercati (CMA) sulla conformità o meno della Privacy Sandbox ai principi della concorrenza. Nel suo ultimo comunicato stampa, datato 20 dicembre, la CMA ha dichiarato che stava continuando le discussioni con Google sulle modifiche da apportare: “La CMA prevede di fornire un aggiornamento su queste discussioni, e più in generale sulla Privacy Sandbox, durante il nel corso di quest’anno l’anno prossimo”, ha poi precisato l’autorità senza fornire ulteriori dettagli. Il mercato, però, conta su un ritorno nel primo trimestre e ha notato un “cambio di tono” piuttosto favorevole da parte dell’autorità britannica nel suo ultimo rapporto sullo stato di avanzamento, pubblicato a novembre, in particolare per quanto riguarda il sistema di governance dell’ attrezzo.
Non è però così semplice per Google ottenere questo via libera, soprattutto da quando la scorsa primavera l’Information Commissioner’s Office (ICO) ha aderito all’iniziativa per garantire il rispetto della legge britannica sulla protezione dei dati (traduzione nazionale del GDPR). Il nocciolo del problema resta la posizione dominante di GAM, ad server di Google e SSP sulle aste nell’ambito del PAAPI, GAM che peraltro è di gran lunga la SSP meglio collegata alla Privacy Sandbox.
Si tenga presente che si attendono ancora dettagli da Chrome in merito alla sua futura “nuova” esperienza di consenso o rifiuto dei cookie di terze parti. Alcuni osservatori stanno lavorando ad un annuncio a gennaio.
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