Sempre secondo i loro dati, il 47% delle impiccagioni ha avuto luogo nell’ultimo trimestre del 2024, un periodo segnato da crescenti tensioni e battute d’arresto del regime.
Il 1° gennaio 2025, le autorità iraniane hanno continuato questa tendenza, giustiziando 12 prigionieri nelle carceri di Qezel-Hessar, Bandar Abbas, Yassouj e Malayer.
L’Iran conferma l’arresto della giornalista italiana Cecilia Sala
Quasi la metà dei prigionieri giustiziati nel 2024 (502 casi) sono stati giustiziati per accuse legate alla droga.
Al di là delle esecuzioni, il 2024 è stato caratterizzato da punizioni crudeli, tra cui l’amputazione delle dita dei prigionieri e l’accecamento dei manifestanti. La giustizia iraniana ha addirittura annunciato a dicembre che “anestetizzare un ladro prima dell’amputazione è ora consentito”secondo una dichiarazione riportata da Asr iranianoun sito di notizie affiliato al regime.
Secondo Maryam Rajavi, presidente del CNRI, queste esecuzioni di massa riflettono un disperato tentativo di Khamenei di reprimere le rivolte popolari. Ha chiesto l’esclusione del regime iraniano dalla comunità internazionale e che tutti gli scambi commerciali e i negoziati siano subordinati alla fine delle esecuzioni e della tortura. “Questi crimini non fanno altro che rafforzare la determinazione dei giovani iraniani a rovesciare la dittatura religiosa”, ha detto.
Osservatorio per i diritti umani ha inoltre sottolineato che il numero reale delle esecuzioni potrebbe essere molto più elevato, con molte impiccagioni eseguite segretamente in carceri isolate.
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