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Shopping sfrenato. Trump vuole la Groenlandia e il canale di Panama

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Donald Trump vuole fare shopping di territori: la Groenlandia dalla Danimarca e il canale di Panama da Panama.

“Ai fini della sicurezza nazionale e della libertà in tutto il mondo, gli Stati Uniti d’America ritengono che la proprietà e il controllo della Groenlandia siano una necessità assoluta”. Così Donald Trump in un post su Truth nel quale ha annunciato la nomina di Ken Howery come nuovo ambasciatore americano in Danimarca. “Ken è un imprenditore, investitore e funzionario pubblico di fama mondiale, che ha servito la nostra nazione in modo brillante durante il mio primo mandato come ambasciatore degli Stati Uniti in Svezia, guidando gli sforzi per aumentare la difesa, la sicurezza e la cooperazione economica tra i nostri Paesi”, ha scritto Trump. “Come co-fondatore di PayPal e del fondo di capitale di rischio Founders Fund, Ken ha trasformato la leadership americana in innovazione e tecnologia in storie di successo globali e questa esperienza sarà inestimabile nel rappresentarci all’estero”, ha aggiunto il presidente eletto.

La Danimarca controlla l’isola della Groenlandia, territorio d’oltremare sotto la sovranità danese ma geograficamente parte del continente del Nord America. “Durante la sua prima amministrazione, Trump dichiarò che stava valutando l’acquisto della Groenlandia da parte degli Stati Uniti e annullò una visita di Stato in Danimarca dopo che i funzionari danesi avevano dichiarato che il territorio autonomo che fa parte del suo regno non era in vendita”, ha ricordato il giornale online Axios in un articolo sulle ultime dichiarazioni di Trump. “Negli ultimi anni la Russia ha cercato di rivendicare territori fino alla zona economica esclusiva della Groenlandia”, ha scritto ancora Axios.

Trump poi va anche alla riconquista del canale di Panama. In una serie di post minacciosi sul suo social media Truth il presidente eletto ha attaccato le autorità locali di imporre “tariffe ridicole” agli Stati Uniti e ha avvertito che la Cina sta assumendo un ruolo sempre più influente nell’area dichiarando che una volta tornato alla Casa Bianca farà di tutto per riprendere il controllo dello strategico passaggio. “Le tariffe addebitate sono ridicole, soprattutto considerando la straordinaria generosità concessa a Panama dagli Stati Uniti”, ha accusato il tycoon accennando poi al rischio che Pechino possa prendere il sopravvento sul canale. “Quando il presidente Jimmy Carter lo ha stupidamente ceduto, per un dollaro, spettava esclusivamente a Panama gestirlo, non alla Cina, o a chiunque altro”, ha attaccato il presidente eletto insinuando che possa finire “in cattive mani”. Gli Stati Uniti “devono riprendersi il canale perché è fondamentale per il commercio statunitense e per il rapido dispiegamento della Marina in caso di emergenza per la sicurezza. Il governo locale dovrà accettare la nostra richiesta”, ha insistito durante un evento in Arizona. Immediata la replica delle autorità del Paese. “Ogni metro quadrato del Canale appartiene a Panama e continuerà ad esserlo”, ha risposto il presidente di Panama, José Raúl Mulino “La sovranità e l’indipendenza del nostro Paese non sono negoziabili. Ogni panamense, qui e ovunque nel mondo, lo porta nel cuore ed è parte della nostra storia di lotta e di conquista irreversibile”, ha sottolineato Mulino in un messaggio alla nazione diffuso sui social network e sui media.

Lo strategico punto di transito globale che collega gli oceani Pacifico e Atlantico, è stato costruito dagli Usa durante l’amministrazione del presidente Teddy Roosevelt nel 1941 e ne sono ancora i principali clienti, responsabile di circa tre quarti delle merci che transitano ogni anno. La Cina è il secondo e una società cinese con sede a Hong Kong controlla due dei cinque porti adiacenti al canale, uno su ciascun lato. Nel 1977 l’allora presidente Carter negoziò i trattati Torrijos-Carter, per il passaggio di controllo alle autorità di Panama, e quello di neutralità della striscia d’acqua. Dopo un periodo di co-amministrazione venticinque anni fa Washington ha definitivamente ceduto il controllo. L’attacco di Trump sul canale è solo l’ultimo esempio del cambiamento che il presidente eletto imprimerà alla politica estera una volta tornato alla Casa Bianca soprattutto rispetto alla Cina e all’Europa.

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