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Cardinale: “Non voglio americanizzare il Milan. L’Inter? Dopo lo scudetto, la bancarotta”

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Il numero uno di RedBird alla Harvard Business School: “Il club rossonero può diventare un’azienda da 5 miliardi di euro”. Ibra: “Il mio ruolo è essere Zlatan”

22 dicembre 2024 (modifica alle 16:05) – MILANO

Il Milan sotto la lente di ingrandimento della Harvard Business School. Ventiquattro pagine in cui il club rossonero è stato analizzato dalla prestigiosa scuola universitaria di Boston, dove si è laureato anche l’a.d. Giorgio Furlani. Un documento che riporta anche parecchie dichiarazioni dei vertici del club rossonero, a partire dal numero uno di RedBird, Gerry Cardinale. E non mancano parole che faranno discutere i tifosi.

cardinale

“Quando abbiamo acquistato il Milan, molti proprietari di squadre sportive americane mi hanno chiamato per dirmi: ‘Sei pazzo’. Mi hanno detto ‘Non puoi fare affari in Italia’. La maggior parte di coloro che investono in società sportive lo fanno perché sono coinvolti emotivamente. Mettono la vittoria dei campionati al di sopra di tutto il resto e questo spesso li porta a commettere l’errore di pensare che spendere troppo per schierare una squadra di stelle sia linearmente correlato alla vittoria. Ma questa è la cosa peggiore che puoi fare come investitore. Penso che il Milan abbia il potenziale per diventare un’azienda da 5 miliardi di euro. Ho scelto Furlani come a.d. perché pensa come pensiamo noi in RedBird. Ho capito che l’elemento più importante del ruolo di Ceo nel calcio europeo è la responsabilità finanziaria e la capacità di integrare le prestazioni in campo e fuori dal campo. Ognuno di noi apporta qualcosa e siamo tutti parte di un team integrato. La maggior parte delle persone considererebbe la nomina di Ibra come una ‘vetrina’ o penserebbe a me come a un proprietario innamorato delle celebrità. È l’esatto contrario: sto cercando persone di livello mondiale che possano renderci migliori. I tifosi fanno il loro lavoro, ma il problema è che la maggior parte degli altri componenti della catena rende più difficile per noi offrire il meglio ai tifosi. I media spesso non aiutano, e nemmeno il governo. Di recente hanno tolto i vantaggi fiscali, dovrebbero capire che il calcio è una delle più grandi esportazioni dell’Italia”.  Su Berlusconi: “Quello che ha fatto con il Milan mi ricorda ciò che Steinbrenner ha fatto con i New York Yankees. Negli anni ’80 e ’90 era possibile farlo, ma ora non possiamo più permettercelo. Stiamo competendo con club di campionati più ricchi e non possiamo permetterci di pagare i giocatori quanto li pagano loro. Dobbiamo spendere ogni dollaro di capitale in modo più intelligente rispetto ai nostri rivali. Non abbiamo venduto Tonali al Newcastle perché ne avevamo bisogno, lo abbiamo venduto perché abbiamo ricevuto un’ottima offerta e abbiamo fatto una valutazione rischio-rendimento. Abbiamo incassato 70 milioni di euro più un earn-out di 10 milioni, la cifra più alta di sempre in Serie A. E grazie a quella vendita abbiamo acquistato sei nuovi giocatori e rinnovato completamente la squadra. Non vendiamo per necessità, vendiamo per opportunismo”.  Sullo stadio: “Potremmo ristrutturare significativamente il nostro stadio esistente o costruirne uno nuovo che rifletta lo status attuale di questi club come società di intrattenimento per eventi dal vivo. Per ciò che costerebbe la ristrutturazione, potremmo probabilmente costruire uno stadio completamente nuovo. Ma costruire stadi in Italia è una sfida. Mi piacerebbe vedere la costruzione di uno stadio moderno con 70.000 posti, ma non stiamo ricevendo molto aiuto dal Comune per ottenere le approvazioni urbanistiche. Non sto cercando di americanizzare il Milan. Sto cercando di introdurre alcuni elementi americani che possano portare il Milan al livello successivo in modo costruttivo. Vincere campionati è ovviamente un obiettivo importante. Ma bisogna bilanciare questo con il ‘vincere con intelligenza’. L’Inter ha vinto lo scudetto l’anno scorso e poi è andata in bancarotta (il riferimento è a Zhang, non al club in sé, ndr): è questo davvero quello che vogliamo? Per i tifosi, il mio lavoro è vincere il campionato italiano ogni anno, lo capisco. Per i miei investitori il mio lavoro è posizionare il Milan per lottare per lo scudetto ogni anno, qualificarsi per la Champions ogni anno e andare il più lontano possibile in Champions ogni anno. Questo è ciò che massimizza il flusso di cassa e il valore del marchio”.

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ibrahimovic

“Furlani e io ci siamo incontrati per la prima volta durante il periodo di Elliott. Quando è diventato Ceo, ci siamo seduti per parlare e gli è piaciuto abbastanza l’incontro da incoraggiare Gerry a incontrarmi. Inizialmente Gerry ha detto che non voleva assumere ex giocatori, ma Giorgio lo ha convinto che fossi diverso. Quando si tratta di numeri, ci affidiamo a Giorgio. Quando inizia a fare i suoi calcoli, ad esempio su quali giocatori possiamo permetterci, è un mostro. Io sono Zlatan e il mio ruolo è essere Zlatan. Ho molto da imparare, ma penso di avere anche molto da dare e volevo essere in una posizione in cui posso fare la differenza. Una delle mie responsabilità qui al Milan è far crescere la mentalità vincente della squadra, per assicurarmi che la squadra dia risultati. Dico ai giocatori: ‘Quando sei qui al Milan, se ottieni risultati, puoi fare la storia’. Sono vicino alla squadra ma non troppo, sono in una posizione diversa rispetto a quando ero un giocatore insieme a molti altri che sono ancora in squadra”.

Gazzetta dello Sport

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