Il 2024 che sta che chiudersi è il suo anno solare migliore da quando allena: così può rimanere a vita
Giornalista
22 dicembre – 11:19 – MILANO
Ogni mattina Simone Inzaghi si sveglia e sa che dovrà correre. Che sia lepre imprendibile come una stagione fa o cacciatore affamato di punti come in questo campionato poco importa, perché Simone corre e corre sempre più veloce. Da quando si è seduto su una panchina il ritmo si è fatto sempre più alto, un crescendo vertiginoso che lo ha condotto su vette ogni volta più elevate: il 2024 che sta che chiudersi è il suo anno solare migliore da quando allena, e l’Inter ovviamente sorride insieme a lui. Di più, pensa già a prolungare il suo contratto: un anno dopo l’altro, avanti insieme ancora a lungo, diciamo fino al 2028.
Mai così in alto
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A due partite dalla fine di questo 2024, Inzaghi e i nerazzurri viaggiano a 2,37 punti a partita, mai così bene Lautaro e compagni da quando li guida Simone, mai così bene lo stesso Simone. Anche in termini assoluti, poi, il top si avvicina: battendo il Como domani e il Cagliari il 28 dicembre, Inzaghi arriverebbe a 89 punti, due in più dell’anno passato e miglior score in assoluto da quando allena. Arriverebbe, soprattutto, a 40 punti in classifica, il che vorrebbe dire non perdere contatto con il primo posto e, magari, presentarsi al brindisi di fine anno guadagnando posizioni. È la formula da bis scudetto che il tecnico dell’Inter ha messo a punto per arrivare davanti a Napoli e Atalanta al momento giusto.
Orizzonte 2028
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È anche, soprattutto, la formula per guadagnarsi l’elisir di lunga vita sulla panchina dell’Inter: lo scorso luglio Inzaghi ha firmato il rinnovo fino al 2026 diventando il tecnico più pagato della Serie A con 6,5 milioni netti a stagione, ma per dirla con il presidente Marotta «il suo ciclo non è arrivato nemmeno a metà». C’è sempre tempo per allungare ancora, insomma, e spingersi fino al 2028: Simone, oggi già sul podio degli allenatori interisti più longevi con cinque stagioni di fila (considerando la scadenza attuale), diventerebbe il secondo più continuo di sempre con 7 annate consecutive sulla panchina nerazzurra. Davanti a sé avrebbe solo Helenio Herrera, che ha guidato l’Inter per 8 anni di fila, tra il 1960 e il 1968 (le stagioni totali sono 9, considerando il 1973-74).
Quasi perfetti
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Il migliore Inzaghi di sempre è una creatura strana, maturata a cavallo tra la stagione dello scudetto e quella della riconferma. Tenere lo stesso passo lungo 365 giorni non è certo semplice, eppure l’Inter e il suo allenatore ci sono riusciti: al ritmo serrato tra gennaio e aprile per cucirsi sulla maglia la seconda stella nel derby in casa del Milan è seguita una fase di rodaggio all’alba di questo campionato, legata soprattutto al ritardo di condizione di alcuni dei pilastri della squadra, ma il risultato è stato comunque straordinario. Perché l’Inter, dall’inizio dell’anno a oggi, ha perso solo due partite, quella con il Sassuolo a scudetto già vinto e poi il derby di settembre, il primo dopo sei successi di fila tra Serie A e coppe. E ha corretto certi fastidiosi difetti che avevano tutta l’aria di poter diventare strutturali: dopo i primi sbandamenti, la difesa è tornata un muro imperforabile (dopo il 4-4 con la Juve, i gol subiti sono stati appena due in 6 partite di campionato) e adesso si nutre di risorse che sembravano destinate ad essere accantonate (vedi De Vrij); i nerazzurri sono tornati a fare la voce grossa negli scontri al vertice, e il 6-0 in casa della Lazio che aveva appena battuto il Napoli è stato un messaggio potente a tutte le rivali. Di più, fuori dai confini del campionato questa Inter non ha lasciato indietro nulla: a Leverkusen è maturato il primo ko in Champions dopo 5 partite senza perdere (e senza subire gol) ma i nerazzurri sono nel G8 d’Europa e a un passo dalla qualificazione diretta agli ottavi; in Coppa Italia si è guadagnata l’accesso ai quarti grazie a un comodo 2-0 all’Udinese e si prepara alle sfide che da Capodanno in avanti si moltiplicheranno: Supercoppa e Mondiale per club si aggiungono ai grandi obiettivi di una stagione che può diventare storica.
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In evoluzione
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Una salita lineare, perché la crescita dell’Inter si è materializzata grazie alla crescita del suo condottiero: anche chi lo accusava di essere un allenatore poco incline al cambiamento, ormai, ha capito che Inzaghi è un tecnico in continua evoluzione. Prendete il turnover, mai così profondo come in questa stagione: la gestione controllata delle forze sta diventando il fiore all’occhiello della sua quarta Inter, ed è anche grazie a questo che Simone potrà permettersi di non ruotare troppo tra lo sprint di fine anno e la Supercoppa. Le intuizioni tattiche, invece, sono il filo conduttore della sua esperienza, da Calhanoglu reinventato regista a Thuram trasformato in centravanti bomber e Bisseck centrale puro, come visto con l’Udinese. Il vero cambio di passo, però, Inzaghi lo ha compiuto nella testa: la sua Inter che non riusciva a trovare equilibrio tra un obiettivo e l’altro oggi è in prima fila su tutti i fronti. E il motivo si spiega in fretta: Inzaghi non sceglie più, vuole tutto. E tutta l’Inter insieme a lui.
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