Stéphane Jobard, 51 anni, è sotto processo davanti alla Corte d’assise dei Pirenei orientali per aver accoltellato a morte l’uomo con cui risiedeva, nel marzo 2021, nella città di Ille-sur-Têt. Nel terzo e ultimo giorno del processo, questo lunedì 16 dicembre 2024, il procuratore generale ha presentato le sue osservazioni contro l’imputato.
Stéphane Jobard ammette di aver piantato un coltello nel cuore del suo “amico” Benoit Tahoces che lo ha accolto nella sua casa di Ille-sur-Têt nel marzo 2021. Tuttavia, fin dal primo giorno del suo processo davanti alla Corte d’Assise dei Pirenei -Orientales, l’imputato afferma che lui “non volevo” ucciderlo.
Versione opposta a quella delle parti civili, assistite dal Me Raymond Escalé e l’avvocato generale. Per il parquet, “Siamo testimoni di un gesto estremamente violento, che è arrivato a tagliare una costola della vittima, e l’intento omicida c’è”. E chiedere una condanna per omicidio a 15 anni di reclusione penale, accompagnata da un monitoraggio socio-giudiziario per 10 anni. Oltre alle ulteriori sanzioni di ineleggibilità e interdizione al porto d’arma per 15 anni. L’avvocato generale chiede a Stéphane Jobard “usare questo dolore come aiuto per cambiare la propria vita”.
L’avvocato difensore, Me Catherine Barrère si alzerà ora per chiedere, come ha annunciato, una riqualificazione dei fatti come “violenza volontaria che porta alla morte senza l’intenzione di provocarla”.
La sentenza è attesa nella giornata di lunedì. Sapendo che l’imputato rischia una pena massima di 30 anni di reclusione penale.
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