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Nuovo governo: è urgente trovare stabilità, secondo il deputato Sarthois Jean Carles Grelier

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François Bayrou inizierà lunedì le sue consultazioni per comporre il suo governo. Riuscirà il nuovo Primo Ministro a riunire le persone senza essere sanzionato? Questo è ciò che vuole Jean Carles Grelier. Per il deputato della Sarthe occorre fare presto perché la Francia è ferma.

François Bayrou ha avviato questo lunedì mattina le consultazioni per comporre il suo governo. Il nuovo Primo Ministro riceve il Raduno Nazionale prima di incontrare gli altri partiti politici tranne La Insoumise che ha rifiutato l’invito. Resta da vedere se il nuovo inquilino del Matignon riuscirà a mettere insieme una squadra capace di compattarsi senza essere sanzionato. Jean Carles Grelier la pensa così. Il deputato del 5° distretto della Sarthe, che siede nell’Assemblea del gruppo dei Democratici e degli Indipendenti sotto la bandiera della destra e del centro, si rallegra della nomina di François Bayrou. Per lui il presidente di Modem è l’uomo giusto ma non deve ritardare la formazione del suo governo. Perché senza bilancio, secondo il deputato della Sarthe, tutta la Francia è ferma.

France Bleu Maine: Cosa ne pensa della nomina di François Bayrou a Primo Ministro?

Jean Carles Grelier : Ho pensato a lungo che François Bayrou è senza dubbio una delle poche figure politiche ad essere totalmente e precisamente al centro di quello che è il blocco centrale, quel blocco che ha portato Emmanuel Macron alla presidenza della Repubblica nel 2017, che va dal centrodestra al centrosinistra, che riunisce diverse vecchie famiglie di governo, comunque che governarono la Francia durante la Quinta Repubblica. François Bayrou è l’uomo della sintesi. E questa è senza dubbio la prima delle sue qualità. È qualcuno che durante la sua carriera politica, che oggi è molto lunga, ha dato impegni a destra, ha dato impegni a sinistra, ha lavorato con alcuni, ha lavorato con altri quindi soddisfa tutte le condizioni affinché possiamo governare questo paese con stabilità e serenità fino al 2027. Non possiamo più passare da una crisi politica all’altra ogni tre mesi come è avvenuto dopo il mancato scioglimento del Presidente della Repubblica. È urgente trovare questa stabilitàioVoi. Voglio credere che François Bayrou abbia le qualità necessarie per questo.

Inizia male. France Insoumise ha già fatto sapere di aver declinato l’invito di François Bayrou. Il Raggruppamento Nazionale non minaccia ancora sanzioni ma mette sotto sorveglianza il futuro governo. Ti sembra ancora complicato formare un governo unito?

Onestamente, penso che non sia così complicato. Devi solo uscire dalle posture. Se La France Insoumise abbandonasse le sue posizioni ideologiche e rivoluzionarie, avremmo fatto notevoli progressi. Se il Raggruppamento Nazionale facesse lo stesso da parte sua, anche noi faremmo dei veri progressi. Ad un certo punto, questi due gruppi politici, che a volte affermano di aspirare a governare questo paese, dovranno dimostrare di essere all’altezza delle responsabilità che rivendicano. Nella situazione in cui ci troviamo oggi, la situazione di bilancio, la situazione economica e sociale particolarmente difficile, la drammatica situazione di Mayotte per esempio, la Francia ha bisogno di un governo, ha bisogno di tempo, ha bisogno di una visione a medio termine per poter continuare ad andare avanti. La situazione di bilancio che conosciamo oggi non ci risparmierà da riforme profonde e tali riforme dovranno essere attuate. Non possiamo permetterci di aspettare le prossime elezioni presidenziali o di scommettere, come sta facendo in modo del tutto irresponsabile La France Insoumise, su possibili dimissioni del Presidente della Repubblica e su una nuova crisi politica per andare avanti.

Jean-Carles Grelier, deputato nella 5a circoscrizione elettorale della Sarthe, membro del gruppo di centrodestra “Democratici e Indipendenti” ©Radio Francia
Jean-Michel Nagat

A proposito di compromesso, all’interno del blocco di centrodestra siete pronti a fare delle concessioni?

Sapete, queste concessioni le facciamo a livello locale, nella Sarthe, solitamente nei nostri consigli comunali, le facciamo nel consiglio dipartimentale, le facciamo nelle nostre assemblee locali. Non mi sembra impossibile che si possano fare su scala nazionale.

Ad esempio, è possibile riconsiderare la riforma delle pensioni come chiedono alcuni francesi?

Ritornare interamente sulla riforma delle pensioni probabilmente mi sembra un po’ illusorio. Vi ricordo che la posta in gioco finanziaria della riforma delle pensioni è assolutamente enorme ma in compenso si possono trovare degli adattamenti, dare più spazio alle fatiche, ad alcuni temi che forse meriterebbero di essere corretti, di migliorare la riforma. Se prendiamo l’altra scala dello spettro politico, non rendere assoluta la legge sull’immigrazione mi sembra un buon compromesso di partenza per trovare una capacità di governare con tutti. Dovremo abituarci a questa logica di compromesso. Penso che il compromesso non sia compromesso, il compromesso non sia tradimento. Non è nemmeno necessariamente il minimo comune denominatore, è semplicemente la regola comune che tutti dobbiamo adottare e che ci obblighiamo ad adottare per poter governare questo Paese.

Nel frattempo le aziende riducono gli investimenti a causa della mancanza di prospettive. Lo vedi anche nel tuo collegio elettorale?

Ma ovviamente. Dallo scioglimento dello scorso giugno tutto è fermo perché nessuno ha chiarezza su cosa accadrà.
Abbiamo aspettato 50 giorni per la nomina del governo di Michel Barnier. Alcuni hanno pensato che fosse una buona politica censurarlo dopo appena tre mesi in carica. La Francia non ha un budget per il 2025, la previdenza sociale non ha un budget ed è incerta sul suo futuro per il 2025 e per gli anni successivi. E vorremmo che le aziende continuassero a investire e a credere nel futuro. Per questo chiedo che oggi, dietro la personalità unificante di François Bayrou, si cerchi di prendere in considerazione l’interesse generale di questo Paese. E l’interesse generale è un po’ di tempo, un po’ di stabilità, un po’ di serenità e alcune misure forti e alcune riforme profonde in modo da non ritrovarci mai più in fondo al muro di bilancio come siamo oggi.

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