Il Parlamento moldavo ha votato venerdì 13 dicembre 2024 a favore della dichiarazione dello stato di emergenza per un periodo di 60 giorni. Il motivo? Paura di una minaccia immediata alla sicurezza dei suoi cittadini in vista della prevista chiusura dei flussi di gas russo.
Il gas russo sta attualmente arrivando in Moldavia, un paese senza sbocco sul mare situato nel nord-est della regione europea dei Balcani, attraverso l’Ucraina, sua vicina. Tuttavia, l’accordo sul transito del gas concluso tra il colosso Gazprom e la società ucraina Naftogaz scade il 31 dicembre 2024. Kiev ha più volte dichiarato di non avere intenzione di prorogare il contratto.
Lo stato di emergenza consentirà al Paese di applicare una serie di misure volte a prevenire e mitigare la minaccia rappresentata dall’insufficienza delle risorse energetiche. Il taglio delle forniture di gas russo potrebbe causare una crisi umanitaria nonché rischi per il funzionamento e la stabilità del settore energetico del Paese.
Mosca ha già dichiarato di essere pronta a continuare a fornire gas all’Europa attraverso l’Ucraina. La cessazione delle forniture di gas tramite quest’ultimo significa che l’Unione Europea perderà circa 15 miliardi di metri cubi di gas all’anno, ovvero circa il 5% delle sue importazioni totali.
Per quanto riguarda la Moldova, quest’inverno sarà l’ultimo della sua storia ad essere tenuta in ostaggio per questioni di approvvigionamento energetico, nel senso che il paese dovrà riuscire a liberarsi dalla dipendenza dal colosso energetico collegandosi alla rete elettrica rumena.
Che cosa interessa a noi tunisini tutto questo? Sostanzialmente a livello di prezzo mentre alla fattura di compensazione viene aggiunta quella del gas. Le bombole che utilizziamo sono sovvenzionate del 76%, mentre il prezzo del gas utilizzato dai veicoli viene venduto a un prezzo inferiore del 54% rispetto al suo prezzo reale.
Dall’inizio dell’anno il prezzo di mercato è sceso del 13,07%. Gli investitori stanno prestando attenzione agli sforzi per cercare di mantenere i flussi attraverso uno scambio con l’Azerbaigian. La situazione potrebbe cambiare nelle prossime settimane se non si raggiungerà un accordo all’ultimo minuto.
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