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il sindaco di Andilly arrabbiato con il Secours catholique

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In seguito all’incendio scoppiato il 5 dicembre in un capannone ad Andilly che ospitava una famiglia georgiana con sette figli (leggi su sudouest.fr), funzionari eletti e residenti si stanno mobilitando per aiutare questa coppia georgiana e i loro sette figli. Sylvain Fagot, il sindaco, privo di dichiarazione ufficiale di alloggio, ha dichiarato: “La prima notte, la famiglia è stata ospitata dai vicini prima che l’assicuratore del proprietario li trasferisse in un hotel a Puilboreau. »

E continua: “Lavoriamo fianco a fianco tra il CCAS (Centro Comunale di Azione Sociale, ndr) di Andilly e il CIAS (Centro Intercomunale di Azione Sociale, ndr) della comunità di comuni Aunis Atlantique per cercare alloggi più sostenibili tenendo conto della scolarizzazione dei bambini nel comune e nella scuola pubblica di Marans. Non è facile trovare una sistemazione per nove persone.

“Non facciamo miracoli”

Il consigliere lancia un rimprovero: “Deploro che il soccorso cattolico, che ha sistemato questa famiglia senza permesso di soggiorno in questo alloggio precario, anche se con un buon sentimento, non fosse presente giovedì scorso (5 dicembre, ndr). Affrontalo! […] Hanno messo a punto le cose nel comune senza consultare noi e, dopo, nessun altro. »

“Capisco la reazione del sindaco”, confida Mireille Monteran, presidente del Secours catholique, “ma non interveniamo nel settore abitativo e, da parte mia, dopo un’operazione al ginocchio, ho difficoltà a muovermi”. Per quanto riguarda l’installazione della famiglia in questo hangar, il presidente spiega che “tutti i volontari si sono mobilitati per trovare un alloggio, senza successo, tranne una persona che ha gentilmente prestato questo hangar. La situazione era urgente e avevamo un tetto e quattro mura. L’associazione 100 per un tetto nel Marandais finanzia l’assicurazione dell’abitazione. » E il presidente ha concluso: «Facciamo quello che possiamo, ma nessun miracolo. »

Il municipio di Andilly e il Secours catholique concordano su un punto: l’elenco dei bisogni della famiglia pubblicato sui loro social network. Di fronte alla significativa manifestazione di solidarietà, il Comune ha chiesto di non portare più vestiti né generi di prima necessità.

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