A la barre
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Cinque anni di carcere, di cui due chiusi, sono stati chiesti al cineasta processato per “violenza sessuale” nei confronti dell’attrice, minorenne all’epoca dei fatti.
Sì, martedì 10 settembre, durante la seconda e ultima giornata di udienza del processo tra Christophe Ruggia e Adèle Haenel, c’è un urlo gigantesco che spacca l’aria, così spaventoso da farci pensare per un attimo a un animale ferito. C’è questo “Ma stai zitto!” parlato al cineasta da Adèle Haenel e l’uscita dell’attrice dalla sala per una ventina di minuti. L’udienza però non è sospesa, il presidente del tribunale si limita a chiedere all’imputato Ruggia, implicato “Violenza sessuale su minore” quando Adèle Haenel aveva 12, 13, 14 anni negli anni dal 2001 al 2004 per sedersi al suo posto.
Lo sfogo dell’attrice non avviene in nessun momento. È successo quando il regista, con il quale Adèle Haenel, allora dodicenne, aveva girato i diavoli nel 2001 – con il tono divertito di chi racconta un vecchio aneddoto, si vanta di aver consigliato l’attrice nella scelta del suo pseudonimo e si lancia nell’evocazione del nonno che si chiamava… Haenel. Insomma, ancora una volta
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