Russia
Londra (awp/afp) – Mercoledì i prezzi del petrolio sono aumentati con cautela, spinti dalle possibili ulteriori sanzioni statunitensi pianificate contro la Russia, e prima della pubblicazione dei rapporti mensili dell’OPEC e dell’AIE sulla produzione.
Intorno alle 10:20 GMT (11:20 CET), il prezzo di un barile di Brent del Mare del Nord, con consegna a febbraio, è aumentato dell’1,01% a 72,92 dollari.
Il suo equivalente americano, il barile di West Texas Intermediate (WTI), con consegna a gennaio, ha guadagnato l’1,04%, a 69,30 dollari.
Il fattore rialzista è legato alle “sanzioni più severe contro il commercio petrolifero russo che l’amministrazione Biden prenderebbe in considerazione” prima della sua partenza, riferiscono Helge André Martinsen e Tobias Ingebrigtsen, analisti di DNB, citando informazioni di Bloomberg.
La Russia è il secondo produttore mondiale di petrolio e attualmente sta utilizzando la sua “flotta ombra” per esportare il suo petrolio eludendo le restrizioni occidentali imposte dall’invasione dell’Ucraina.
La fine del suo mandato “concede al presidente Biden la libertà di essere più severo” perché se le restrizioni si rivelassero efficaci, “il suo governo non dovrà affrontare le conseguenze dell’aumento dei prezzi”, dice M. Evans, anche se queste sanzioni sono “difficili imporre”.
Composta da circa 600 navi, la “flotta fantasma” russa trasporta quasi 1,7 milioni di barili di petrolio al giorno, secondo le stime di Londra di luglio.
I prezzi dell’oro nero sono stati alimentati anche dall’incertezza in Siria dopo la caduta di Bashar al-Assad. La Siria non è un Paese strategico nella produzione petrolifera ma le incognite sul “futuro del Paese e dell’intera regione sollevano preoccupazioni sull’approvvigionamento di greggio”, ricorda Susannah Streeter, analista di Hargreaves Lansdown.
Il mercato attende mercoledì il rapporto mensile dell’OPEC (Organizzazione dei paesi esportatori di petrolio) sulla produzione e giovedì quello dell’Agenzia internazionale per l’energia.
Giovanni Staunovo, analista di UBS, ricorda che “il consensus prevede un significativo eccesso di offerta di petrolio nel 2025”, ma secondo le previsioni di UBS il greggio dovrebbe beneficiare della recente estensione dei tagli dell’OPEC+ ed essere “quasi in equilibrio” sul mercato.
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