Óscar Freire, tre volte campione del mondo su strada, Resta ancora incomprensibile il ripensamento del nuovo presidente della Federazione Ciclistica Spagnola, José Vicioso. Quest’ultimo gli aveva però garantito il funzione di allenatore della Nazionale prima che l’ex corridore cantabrico vada in vacanza. La sua preferenza alla fine è caduta su Alejandro Valverde. Secondo il manager si tratta di un “malinteso”.
“È una delusione. Eravamo tutti felici dopo l’incontro a Madrid. Non si tratta di un malinteso, sono mancate le parole, la professionalità e tutto il resto. Non si è preoccupato di parlare o di chiamare per spiegare la situazione”, ha detto Óscar Freire.
L’atleta che ha indossato la maglia iridata nel 1999, 2001 e 2004, nonché tre volte vincitore della Milano-San Remo (2004, 2007 e 2010), aveva ricevuto da Vicioso l’offerta di guidare la Nazionale durante un incontro a Las Rozas, vicino Madrid. Dopo aver raggiunto un accordo verbale, l’annuncio avrebbe dovuto essere ufficializzato al rientro dalle vacanze.
“Non avevo paura di candidarmi quando è cambiato il presidente della Federazione. Sono stati loro a contattarmi, abbiamo discusso con il presidente degli aspetti tecnici, sportivi e anche finanziari. Mi hanno fatto sapere che non c’erano budget e ho detto loro che non avrei lavorato gratis; ma il denaro non sarebbe un ostacolo. In quell’incontro abbiamo raggiunto un accordo”, afferma Freire.
Convinto che la sua nomina ad allenatore sarebbe stata annunciata al suo ritorno, il cantabrico partito per Dubai con totale fiducia. Durante le vacanze, però, ha ricevuto notizie preoccupanti.
“Sono andato in vacanza convinto che avrei fatto l’allenatore, ma poi non so cosa sia successo. Un giornalista mi chiamò per dirmi che avrebbe pubblicato la notizia che Valverde era la prima opzione del presidente e che io ero il piano B. Questo mi divertiva perché sapevo che sarei stato il prescelto. Durante l’incontro abbiamo deciso di non dire nulla fino al mio ritorno”, racconta. Di fronte a questi nuovi elementi, Freire ha provato a contattare il presidente José Vicioso “per dissipare le preoccupazioni su possibili rumori”.
“La risposta”, spiega Freire, è stata: “Stai zitto, non ti daranno fastidio”. Successivamente gliel’ho chiesto tramite WhatsApp e non mi ha risposto. Questo mi è sembrato strano. L’ho richiamato e mi ha riattaccato. Ho capito che stava succedendo qualcosa. Poi ho saputo che ha incontrato Valverde. Da lì in poi, se avesse voluto chiamarmi per dirmi che si era trattato di un malinteso, avrebbe fatto meglio a non farlo. Non c’è stato nessun malinteso, semplicemente mancanza di parole, scrupoli, professionalità e tutto il resto. Non si è presentato, non ha chiamato per spiegarsi», spiega.
“Con gente così non vado da nessuna parte”.
Deluso dall’atteggiamento del nuovo presidente della Federazione ciclistica spagnola, Freire rivela di aver ricevuto diversi messaggi da persone con cui non parlava da molto tempo: “Alcuni mi hanno detto che ero stato fortunato. A quanto pare non ha una buona reputazione. Cose del genere succedono in politica, e non sorprende nessuno, e questo signore è un politico come tutti gli altri“, sottolinea.
Freire precisa di aver avvertito Vicioso durante l’incontro: “In campo sportivo sono stato io a decidere e nessuno deve interferire nella mia funzione per evitare impegni con squadre e altri settori, non lo tollererò”. L’atteggiamento che attribuisce a Vicioso non sembra reversibile, e dice che non accetterà nessuna proposta da allenatore.
“Da parte mia è deciso: con gente così non vado da nessuna parte. Ho personalità e parola. La gente vuole che io diventi allenatore, ma non vuole che sia io a dover prendere quella decisione. Molti mi hanno scritto in questa direzione”, spiega.
Riguardo al suo rapporto con Alejandro Valverde, l’ex campione del mondo ha sottolineato di non avere problemi con il pilota murciano e che hanno parlato per chiarire la situazione. “Ho parlato con Valverde e glielo ho detto Non avevo niente contro di lui, siamo amici, non è responsabile di nulla. Non so come si comporterà da allenatore, così come non sapevo come avrei fatto io”, conclude.
Nel ciclismo i rapporti tra dirigenti e atleti sono cruciali per la progressione delle squadre nazionali. La situazione di Óscar Freire illustra chiaramente fino a che punto un semplice disaccordo verbale possa portare a conseguenze dannose per la squadra e per le persone coinvolte. In questo contesto sono essenziali una comunicazione trasparente e il rispetto reciproco degli impegni. Rifiutarsi di esprimersi di fronte a una situazione confusa non fa altro che aggravare le tensioni. Penso che sia fondamentale che le federazioni sportive garantiscano un ambiente professionale sano in cui tutti si sentano valorizzati e rispettati. Ciò richiede una vera etica degli impegni assunti, che, se non esiste, può nuocere al buon funzionamento del ciclismo nazionale.
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