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i due giorni che hanno svegliato Notre-Dame

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Non vedevamo l’ora che arrivasse questa prima serata di riunione. Sono arrivati ​​il ​​vento e la pioggia, costringendo a una frettolosa revisione della cerimonia. Emmanuel Macron ha infine pronunciato il suo discorso all’interno, a pochi metri dal pilastro su cui si erge la Vergine col Bambino, lo stesso luogo in cui Paul Claudel ha vissuto la sua conversione.

Ignorò forse la cortesia dell’arcivescovo di Parigi, che doveva entrare per primo, come alcuni hanno sottolineato? L’auspicata separazione tra epoca repubblicana e epoca religiosa è stata sicuramente seriamente minata ma, come un cantiere pieno di colpi di scena che è riuscito a mantenere la rotta, tutto ha funzionato.

Per Notre Dame, che importano queste controversie, la sua vocazione è quella di accogliere i grandi di questo mondo – una cinquantina di capi di Stato e di governo tra cui il neoeletto presidente americano Donald Trump – così come i più poveri, altrettanto presenti ma meno visibili . Un incontro inaspettato è entrato nel programma della giornata. Il presidente eletto americano Donald Trump e il presidente ucraino Volodymyr Zelinski hanno approfittato di questo incontro per discutere della guerra in Ucraina, attorno a Emmanuel Macron, all’Eliseo, pochi minuti prima.

Meraviglia e gratitudine

All’interno della cattedrale hanno preso posto 2.500 ospiti. Non è tempo di contemplazione, ma di meraviglia mentre scopriamo una cattedrale più bella di prima. Fuori, il vento si avventa tra le pale dei vescovi riuniti attorno a Mons. Ulrich, che apre la celebrazione battendo la porta del portale centrale, con il suo nuovo pastorale, con tre colpi secchi, invitando la Madonna,
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