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Morte di Nadir, 18 anni, legato e asfissiato nel suo letto: quattro imputati in tribunale

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l’essenziale
Quattro uomini di età compresa tra 24 e 63 anni saranno processati dalla Corte d’assise della Loira Atlantica da questo venerdì, 6 dicembre 2024, fino al 13 dicembre, per la violenta rapina che ha portato alla morte di Nadir Marouf.

Il corpo della vittima è stato scoperto da una sua amica la sera del 9 agosto 2020 nell’appartamento di famiglia, a Saint-Sébastien-sur-Loire, vicino a Nantes. Francia occidentale. La porta era socchiusa, senza alcun segno di effrazione. Nella camera da letto, lo studente liceale diciottenne giaceva legato e imbavagliato, con un cuscino sul viso.

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Allertati dal testimone, i servizi di emergenza hanno constatato il decesso. Secondo l’autopsia, il giovane è morto a causa di asfissia meccanica. Inoltre, avrebbe subito uno strangolamento manuale. Secondo gli investigatori i quattro imputati si sarebbero recati a casa della vittima con l’obiettivo di rubare la somma di 3.700 euro in contanti. Si trattava del denaro proveniente dalla ricerca della moschea Aïcha di Nantes, dove il padre della vittima era vice tesoriere dell’associazione culturale che gestisce il luogo di culto.

Il furto con scasso, ordinato da un volontario della moschea?

Tra il 2020 e il 2021, tre dei quattro imputati sono stati arrestati e incarcerati dai tribunali. Tutti sono stati identificati come senzatetto. Uno di loro aveva già 5 condanne nel casellario giudiziario per porto di arma bianca di categoria D e furto aggravato. I primi tre imputati, oltre al tentato furto, sarebbero colpevoli di sequestro di persona e violenza aggravata nei confronti del giovane. Quanto alla loro responsabilità nella morte dello studente liceale, dovrà essere accertata dal processo. Nel corso delle indagini tutti hanno ammesso di aver commesso un tentato furto a casa della vittima, ma hanno negato il resto dei fatti.

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Il quarto imputato è considerato la figura centrale del processo. Quest’uomo di 63 anni, volontario presso la moschea Aïcha, viene presentato dalla parte civile come l’ideatore del furto. È stato incarcerato per due anni, poi rilasciato sotto controllo giudiziario, e oggi risulta per “complicità” e “evasione di un criminale dall’arresto o dalla perquisizione”.

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