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Le confidenze casuali di un caro amico di Putin: un dato che la dice lunga sulla scomparsa dei russi in Ucraina

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Una dichiarazione che rompe il silenzio

A prima vista, l’intervento di Tsivileva avrebbe dovuto far parte delle comunicazioni controllate delle autorità russe sulla guerra. Ma tutto cambia quando menziona che al suo ministero sono state inviate “48.000” richieste di analisi del DNA per identificare i parenti scomparsi. Queste cifre, lontane dalle dichiarazioni ufficiali, costituiscono un’anomalia nella narrativa statale.

Mentre lo scambio è avvenuto davanti alle telecamere, la reazione dei suoi colleghi non si è fatta attendere. Andrei Kartapolov, generale in pensione e presidente del Comitato per gli affari della difesa, ha cercato di minimizzare l’impatto della rivelazione. Ha definito i dati “classificati” e ha chiesto che fossero esclusi dal verbale. Ma era già troppo tardi: la diretta ha impresso questa affermazione nella memoria digitale collettiva.

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Un errore che rivela il clima di tensione

I commenti di Tsivileva sottolineano la pressione esercitata sulle famiglie russe, di fronte all’incertezza sulla sorte dei loro cari. In Russia, le famiglie possono presentare una richiesta di identificazione tramite DNA solo se l’esercito riconosce ufficialmente il soldato come disperso. Questa rivelazione getta una luce cruda sull’entità delle perdite umane subite dall’esercito russo in Ucraina, un argomento che il Cremlino si sforza di mantenere nell’ombra.

Anna Tsivileva, in carica dallo scorso marzo, non è una figura militare. Psicologa qualificata ed ex imprenditrice, deve la sua nomina ai suoi legami familiari con Vladimir Putin. La sua promozione, come quella di altri membri della cerchia allargata del presidente, illustra la tendenza ad affidare posizioni chiave a chi gli è vicino, indipendentemente dalla loro esperienza sul campo.

Questo imbarazzo evidenzia anche le crescenti tensioni all’interno dell’élite russa. La guerra in Ucraina, lungi dall’essere il successo lampo annunciato inizialmente, si sta impantanando e generando divisioni al vertice.

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Le vittime invisibili della guerra

Dall’inizio del conflitto, le cifre ufficiali relative alle perdite umane sono state rare e spesso contestate. L’ultimo bilancio comunicato dalla Russia risale al primo anno dell’invasione, con un totale annunciato di 6mila morti. Tuttavia, indagini indipendenti, come quelle di giornalisti russi e stranieri, indicano un bilancio molto più pesante, con decine di migliaia di morti confermati e stime fino a 700.000 ferite o uccise.

Per le famiglie russe la guerra si trasformò in una tragedia silenziosa. Sui social e nei gruppi privati ​​fioccano le testimonianze: «Non sappiamo dove sono i nostri figli, i nostri fratelli, i nostri mariti», ha confidato recentemente un gruppo di mamme.

Un passo falso con ricadute internazionali

Questa rivelazione, sebbene involontaria, rischia di avere conseguenze importanti per Anna Tsivileva e il Cremlino. Illustra la sfida per Mosca nel controllare una narrazione che è sempre più difficile da conciliare con la realtà sul campo. In un contesto in cui le perdite continuano ad aumentare e le voci dissidenti si moltiplicano, ogni errore pubblico costituisce un’ulteriore crepa nell’edificio della propaganda russa.

L’incidente evidenzia anche la portata del dolore delle famiglie, per le quali ogni dato rappresenta non un dato statistico, ma una persona cara perduta in un conflitto che si trascina.