È settembre 2009. Juan Martin Del Potro ha appena scritto la sua storia. Professionista dal 2005 e già numero 6 al mondo, arriva a New York determinato.
C'è da dire che l'argentino viene da un'estate prodigiosa. Semifinalista al Roland-Garros, battuto solo da Federer (3-6, 7-6, 2-6, 6-1, 6-4), ha appena vinto Washington e giocato la finale del Masters 1000 a Canada.
Autore di un torneo newyorkese di altissimo livello, l'argentino impressiona. Portato da un servizio colossale e da un dritto devastante, il colosso entra nei quarti di finale con evidente fiducia.
Dopo aver sconfitto Marin Cilic (4-6, 6-3, 6-2, 6-1) e poi Rafael Nadal (6-2, 6-2, 6-2), ha ritrovato Roger Federer in finale. Al contrario del numero uno del mondo svizzero, che vanta cinque incoronazioni consecutive agli US Open (2004, 2005, 2006, 2007, 2008), sconvolge il suo mondo.
Avendo disputato uno dei suoi migliori match in carriera, ha mostrato una straordinaria capacità di recupero nel rovesciare un Federer che nessuno vedeva perdere. Passato dalla sconfitta, ottenne un'incoronazione storica al termine di un lungo combattimento durato 5 round (3-6, 7-6, 4-6, 7-6, 6-2).
Un risultato che ci permette di comprendere ancora di più l'immenso potenziale del giocatore e la storica carriera che avrebbe potuto raggiungere se il suo corpo fosse stato disposto a lasciarlo un po' più solo.
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