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Quale futuro per la rivalutazione delle pensioni dal 1° gennaio in caso di censura governativa?

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Lunedì pomeriggio la RN ha messo in guardia: Michel Barnier potrebbe ancora sfuggire alla censura se invertisse la deindicizzazione parziale delle pensioni. Ma il primo ministro, dall’emiciclo, ha giudicato “alla fine del dialogo” con tutti i gruppi politici e si è assunto la responsabilità del disegno di legge sul finanziamento della previdenza sociale (PLFSS). Poco prima aveva compiuto un ultimo gesto nei confronti del Raggruppamento Nazionale impegnandosi a non rimborsare i medicinali nel 2025.

Insufficiente la formazione di Marine Le Pen, che ha annunciato di presentare una mozione di censura, proprio come LFI. Il capo della RN ha già annunciato che il suo gruppo voterà “a meno che non vi sia una svolta completa”, la mozione di censura del suo gruppo e di quello della LFI. Anche il PS e gli ecologisti hanno annunciato che voteranno a favore della censura. Aritmeticamente è quindi probabile che una delle due mozioni di censura venga adottata e che il governo Barnier venga rovesciato. Mercoledì verdetto: le mozioni di censura potranno essere esaminate solo 48 ore dopo la loro presentazione.

Verso una rivalutazione del 2,2% per tutti?

Ciò significa quindi che non ci sarebbe alcun bilancio per la previdenza sociale… né alcun bilancio per il 2025 nell’immediato, con un governo rovesciato e senza una maggioranza chiara nell’Assemblea, il che farebbe precipitare la Francia in una situazione sconosciuta. Tra le misure molto concrete previste nel PLFSS figura la sottoindicizzazione parziale delle pensioni, oggetto di un varo parlamentare, che ha fatto molto discutere, anche tra i nostri lettori. Il testo prevede infatti un aumento dello 0,8% per tutti i pensionati il ​​1° gennaio, ovvero la metà dell’inflazione prevista e leggermente sottostimata, e una seconda ondata di rivalutazione dello 0,8% il 1° luglio per i soli pensionati sotto il salario minimo. Cosa accadrà il 1° gennaio ai 17 milioni di pensionati francesi in assenza di una legge di finanziamento della Previdenza Sociale?

“Le pensioni verrebbero – come prima – tutte rivalutate al tasso di inflazione, all’inizio del 2025, in assenza del PLFSS”, spiega a Le Monde Dominique Libault, presidente del Consiglio superiore per il finanziamento della protezione sociale. In effetti, questa rivalutazione annuale non è un aumento deciso da ciascun governo, ma è previsto nel Codice della Previdenza Sociale, all’articolo L161-25. “La rivalutazione annuale degli importi delle prestazioni le cui disposizioni si riferiscono al presente articolo è effettuata sulla base di un coefficiente pari all’evoluzione della media annua dei prezzi al consumo, escluso il tabacco, calcolato sugli ultimi dodici indici mensili di tali prezzi pubblicati dall’Istituto Nazionale di Statistica e Studi Economici il penultimo mese precedente la data di rivalutazione dei servizi interessati”, spiega il testo. In assenza di una legge sulla previdenza sociale, sarebbe quindi il Codice della previdenza sociale ad essere applicato.

Pertanto, se consideriamo l’inflazione tra novembre 2023 e ottobre 2022, l’inflazione escludendo il tabacco è del 2,2%, riferiscono Moneyvox e Capital. Ciò potrebbe quindi significare che il 1° gennaio le pensioni verrebbero tutte aumentate del 2,2%. Molto meglio dello 0,8% o dell’1,6% previsti dal governo. Il costo per le finanze pubbliche sarebbe notevole poiché verrebbero meno i 3-4 miliardi di risparmi previsti con questa parziale sottoindicizzazione.

Considerata la situazione molto complicata sia a livello di bilancio che istituzionale in caso di rovesciamento del governo Barnier, è tuttavia opportuno restare prudenti riguardo alla futura rivalutazione delle pensioni di gennaio.

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