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Cosa è successo in Guinea dove negli scontri durante una partita di calcio sono morte 56 persone?

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Domenica 56 persone sono state uccise nel sud-est della Guinea “fughe mortali” in seguito alle proteste dei sostenitori delle decisioni arbitrali durante una partita di calcio, ha detto lunedì il governo in un comunicato stampa. “Le manifestazioni di insoddisfazione per le decisioni arbitrali hanno portato al lancio di pietre da parte dei tifosi, provocando fughe mortali”ha affermato il governo in questo comunicato stampa pubblicato in fondo allo schermo della televisione nazionale. “I servizi ospedalieri riportano un bilancio provvisorio delle vittime di 56”aggiunge.

Gli scontri di domenica tra tifosi durante una partita di calcio hanno provocato almeno decine di morti a N’Zérékoré, nel sud-est della Guinea, hanno riferito fonti mediche all’AFP. Secondo i testimoni, sostenitori arrabbiati hanno vandalizzato e dato fuoco alla stazione di polizia di N’Zérékoré.

Nei video trasmessi sui social network e di cui l’AFP non ha potuto verificare l’autenticità, si vedono numerosi corpi inerti. Altri video che circolano sulle reti mostrano scene di grande confusione nelle strade in seguito allo scoppio degli scontri. “Tutto è iniziato da una contestazione ad una decisione dell’arbitro. I tifosi hanno poi invaso l’area di gioco”ha detto un testimone all’AFP a condizione di restare anonimo per la sua sicurezza.

Secondo la stampa si trattava di un torneo dedicato al capo della giunta, il generale Mamadi Doumbouya, salito al potere dopo un colpo di stato nel settembre 2021 e da allora diventato presidente. Tali tornei si sono moltiplicati nelle ultime settimane in Guinea, in quelli che sono visti come eventi a sostegno della possibile candidatura di Doumbouya alle prossime elezioni presidenziali. Inizialmente la giunta si era impegnata, sotto la pressione internazionale, a cedere il posto ai civili eletti entro la fine del 2024. Da allora ha fatto sapere che avrebbe infranto la sua promessa.

Molti rappresentanti di Doumbouya si sono recentemente detti favorevoli alla sua candidatura alle prossime elezioni presidenziali. Ma il “Carta di transizione” stabilito dalla giunta subito dopo il colpo di stato prevede che nessun membro della giunta possa candidarsi “né alle elezioni nazionali né a quelle locali”.

Le autorità avevano indicato alla fine di settembre che tutte le votazioni per il ripristino dell’ordine costituzionale si sarebbero svolte nel 2025. Alla fine di luglio hanno presentato un progetto preliminare di Costituzione con l’obiettivo di farlo votare tramite referendum prima della fine dell’ anno. Ma non è stata ancora fissata alcuna data per sottoporre alla popolazione questo testo rifiutato dai principali partiti dell’opposizione e dalle organizzazioni della società civile.

La giunta cerca di mettere a tacere ogni forma di dissenso, vietando manifestazioni e media critici. Molti leader dell’opposizione sono stati arrestati, incriminati davanti ai giudici o mandati in esilio. All’inizio di luglio sono scomparsi due leader di un disciolto movimento cittadino che chiedeva il ritorno dei civili al potere.

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