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Cinque anni dopo l’incendio di Notre-Dame de Paris, a che punto sono le indagini?

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L’origine dell’incendio della cattedrale nel 2019 non è ancora chiaramente identificata. E non lo sarà quando il monumento riaprirà al pubblico l’8 dicembre.

Una cattedrale nuovissima, ma che conserva la sua parte di mistero. Notre-Dame de Paris ha ritrovato il suo splendore e il presidente della Repubblica, Emmanuel Macron, viene a vederla di persona un’ultima volta, venerdì 29 novembre, prima della riapertura ufficiale dell’edificio al pubblico l’8 dicembre. Una cattedrale restaurata e luminosa, ma che non ha svelato tutti i suoi misteri.

A più di cinque anni dal devastante incendio dell’aprile 2019, le cause di questo disastro non sono ancora note. “L’utilizzo delle competenze richiederà diversi mesi in più”, avverte la Procura di Parigi, contattata da franceinfo a fine novembre. Per il momento in questo caso non c’è stata alcuna accusa.

Contro di lui è stata aperta un’indagine giudiziaria 26 giugno 2019per “danno involontario da incendio per violazione palesemente intenzionale di un obbligo di prudenza o di sicurezza”, ma il tempo giudiziario non è la stessa cosa del tempo mediatico. Nel dettaglio, “Tutta la perizia sui sigilli è stata restituita” Adesso, sostiene l’accusa, ma le indagini non sono finite: una modellazione 3D della fiamma “come è stato filmato e fotografato” è in corso. Questa modellazione dovrebbe renderlo possibile “determinare nel miglior modo possibile l’origine dell’incendio” confrontandolo con le diverse ipotesi avanzate sulle cause dello scoppio dell’incendio, secondo la stessa fonte.

Subito dopo la tragedia, la traccia accidentale fu favorita dalL’allora pubblico ministero di Parigi, Rémy Heitz. “Niente va nella direzione di un atto volontario”dichiarò nei primi giorni successivi all’incendio, evocando poi un mozzicone di sigaretta spento male o un guasto elettrico. E per una buona ragione diversi lavoratori hanno ammesso alla polizia di aver fumato in cantiere nonostante il divieto. Sul posto sono stati rinvenuti anche dei mozziconi. “In nessun caso un mozzicone di sigaretta spento male può essere la causa dell’incendio a Notre-Dame de Paris”, all’epoca difese con veemenza Marc Eskenazi, portavoce della società Le Bras Frères, responsabile dell’installazione dell’impalcatura attorno alla guglia della cattedrale.

La zona dove è scoppiato l’incendio è nota agli inquirenti. La fiamma partiva dal sottotetto, più precisamente da una trave orizzontale del telaio, a livello del “la cava di sabbia della parete di grondaia del coro, all’angolo sud-est dell’incrocio del transetto”, lo aveva appreso, nel 2022, Télévisions da fonte giudiziaria. In questa zona, attorno al transetto sud e al coro, era stato poi predisposto nel sottotetto un perimetro: la zona, denominata “scarlatto” da parte delle autorità, è stato vietato l’accesso, eccetto agli investigatori, ricorda la Procura di Parigi.

Nel dicembre 2022, gli ultimi piombo e macerie rimasti di questa zona “scarlatta” sono stati raccolti in 21 sacchi e poi spostati per iniziare la ricerca di indizi. Viene quindi ora sfruttata tutta la zona di incendio e tutti gli elementi che avrebbero potuto rimanere intrappolati sotto la copertura di piombo fuso. Tanto da consentire, il 6 luglio 2023, la rimozione dei sigilli su questa delicata area, traccia l’istituto giudiziario.

Dopo l’incendio, il rivelazione, di L’anatra incatenata e Marianne, della presenza nella freccia di campane elettrificate, i cui cavi si trovavano nel sottotetto, avevano dato luogo a numerose speculazioni. La tesi dell’a è stato poi studiato il problema del dispositivo di elettrificazione di queste campane. Questa strada non è stata esclusa cinque anni dopo. Inizio Marzo, gli investigatori della brigata criminale, esperti e giudici istruttori si sono recati a Notre-Dame “prendere coscienza delle condizioni in cui è stato svolto il lavoro” et “visualizzare l’impianto elettrico che alimenta le campane della guglia e l’armadio elettrico”, La Procura di Parigi è ancora in fase di svolgimento.

La traccia di un incidente elettrico avvenuto in seguito ad un “punto caldo” del sito è stata rapidamente spazzata via l’amministratore delegato del gruppo Le Bras Frères. Il giorno dell’incendio non sono state effettuate operazioni “hot spot”, come saldature o molature che avrebbero provocato scintille, e i 12 operai presenti sul posto stavano montando le impalcature utilizzando, come attrezzi, martelli e chiavi inglesi da 22“, ha poi spiegato. Contattato da franceinfo prima della riapertura di Notre-Dame, il dirigente d’azienda, divenuto parte civile in questo caso, non vuole commentare la procedura e ricorda che lo stato di avanzamento delle indagini aveva permesso di per mettere a tacere tutti coloro che avevano attaccato [l’entreprise] al momento.”

Per quanto riguarda il sistema di allarme, sono state individuate notevoli falle. Senza spiegare l’incendio, permettono comunque di comprendere l’entità del disastro. La sera del disastro, alle 18:20 è stata data la prima allerta incendio, ma non è stato possibile individuare l’inizio dell’incendio. Allertato dal PC della sicurezza, un agente si è recato per verificare sul posto, ma non è riuscito a raggiungere il posto giusto. Un secondo allarme è scattato solo 23 minuti dopo. Lo stesso agente di sicurezza questa volta si è recato sulla struttura del tetto per scoprire la presenza di fiamme. Un ritardo di pochi minuti che avrebbe potuto avere ripercussioni immense sull’edificio gotico, devastato dalle fiamme in poche ore.

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