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Tariffe americane: il Quebec paga il prezzo della sua adesione al Canada

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Da diversi giorni la classe politica canadese è in preda al panico.

La decisione della prossima amministrazione Trump di imporre dazi doganali più che significativi sia al Canada che al Messico potrebbe destabilizzare seriamente la nostra economia.

Non sappiamo davvero cosa verrà fuori da questa situazione di stallo, a parte il fatto che Donald Trump deve essere preso sul serio.

Molti hanno anche riconosciuto che Trump aveva delle legittime rimostranze contro il Canada, che ha trasformato i suoi confini in un setaccio.

Confini

È anche per costringere il Canada a gestire correttamente la situazione che Trump utilizza la minaccia tariffaria.

Il Canada sta pagando il prezzo della politica lassista e immigratista, iscritta nella logica della costituzione del 1982, ma radicalizzata come mai prima da Justin Trudeau.

Il Canada ha assunto se stesso come rifugio universale credendo allo stesso tempo di incarnare un ideale morale per l’intero pianeta. Ciò equivaleva a una forma di autolesionismo collettivo. Ma ha anche messo in pericolo i suoi vicini.

I premier provinciali incoraggiano attualmente Justin Trudeau a fare il necessario per rassicurare Donald Trump, e François Legault gli chiede di non sacrificare gli interessi del Quebec nei prossimi negoziati.

Ha ragione a essere preoccupato: sacrificare gli interessi del Quebec è un’antica tradizione canadese.

Sono addirittura convinto che, nel profondo, François Legault sia convinto che il Quebec difenderebbe meglio i propri interessi se fosse pienamente responsabile dei propri affari.

Ma andiamo oltre: in questa sequenza, il Quebec paga qui il prezzo della sua appartenenza a questo paese assurdo che è il Canada.

Perché di una cosa possiamo essere quasi certi: un Quebec indipendente non avrebbe mai ceduto all’ideologia senza frontiere, immigratista e globalista che regna a Ottawa.

Questo perché il Quebec, a differenza del Canada, non è un paese senza identità, che ha voluto darsene una santificando la “diversità” fino alla follia, sul modello postnazionale. Non cerca di riempire un vuoto interiore acconsentendo alla sua immersione.

Pertanto, un Quebec indipendente, che strutturalmente avrebbe gestito meglio i propri confini, non sarebbe chiamato a subire le conseguenze della negligenza canadese.

Possiamo trarne una lezione più generale: appartenere a un Paese in cui siamo solo una minoranza sempre meno significativa ha conseguenze sulla nostra vita collettiva e sulla nostra prosperità.

Ottawa

Stiamo pagando il prezzo della politica migratoria canadese.

Stiamo pagando il prezzo del debito malsano del Canada.

Stiamo pagando il prezzo delle scelte energetiche canadesi, che privilegiano le risorse occidentali rispetto a quelle del Quebec.

Stiamo pagando il prezzo del multiculturalismo canadese, che ostacola e addirittura sabota le nostre politiche di integrazione.

Stiamo pagando il prezzo della politica linguistica canadese, che spinge all’emarginazione del francese in Quebec.

Il Canada ci costa caro e ci porta poco. È urgente uscirne.

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