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Bilancio della previdenza sociale: i “sì, ma” dei deputati macronisti

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Questo è l’incontro che avrebbe potuto cambiare tutto. Collegati in videoconferenza a mezzogiorno, i deputati del gruppo EPR (ex Rinascimento) di Gabriel Attal sanno di dover fare una scelta decisiva. Oppure sostengono il bilancio della previdenza sociale, sul quale hanno molti disaccordi. Oppure si oppongono. Nel primo caso restano fedeli all’alleanza con Michel Barnier e non aggiungono crisi a crisi. Nella seconda si annuncia la fine dell’alleanza e la futura censura del governo.

Dopo un'ora di discussione e dopo un primo incontro già teso martedì, la decisione è stata presa all'unanimità: il primo gruppo della coalizione sosterrà il bilancio della previdenza sociale… Ma non per convinzione. “Votiamo non per un sostegno sostanziale, ma per responsabilità politica”, concorda un partecipante, il macronista Pieyre-Alexandre Anglade. Il suo collega Mathieu Lefèvre lo riconosce: “La situazione politica non ci permette di fare le cose diversamente. »

Questo presunto imbarazzo deriva da un profondo disaccordo con Michel Barnier. Per motivi di risparmio, il Primo Ministro inizialmente voleva cancellare 4 miliardi di euro di esenzioni dai contributi dei datori di lavoro, il che equivale ad aumentare il costo del lavoro. Una linea rossa per i membri del campo presidenziale che da sette anni fanno della riduzione delle tasse per le imprese un segnale politico. Di fronte a questo forte movimento di protesta che potrebbe mandare tutto all'aria, il capo del governo accetta un gesto: ridurre questi 4 miliardi di euro a 1,5 miliardi.

Gli ex deputati rinascimentali sono divisi. Da un lato coloro che ritengono accettabile il compromesso e dall’altro coloro che rifiutano qualsiasi aumento in euro dei contributi dei datori di lavoro. “Per noi è 50-50”, nota un tenore nel gruppo. Da qui la fumata grigia questo mercoledì mattina: i deputati di Gabriel Attal voteranno sul bilancio della previdenza sociale ma si opporranno all'articolo 6 sul costo del lavoro, durante il suo esame questo mercoledì pomeriggio all'Assemblea, a porte chiuse del comitato paritetico (CMP).

Un’affermazione formale che permette ai parlamentari più arrabbiati, come l’ex ministro Marie Lebec, di unirsi ai ranghi. Lei è lungi dall'essere l'unica. Martedì, Élisabeth Borne ha descritto questo bilancio come un “catalogo degli orrori”. Abbastanza per lasciare tracce in questa coalizione LR-macronista che non è mai stata così fragile.

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