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L’incendio di Notre-Dame de Paris, raccontato da un piccione

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Per tutta la vita ho cercato di difendere gli uccelli.

Ancora oggi mi affascinano e stupiscono.

Noi umani siamo così pesanti e goffi accanto a loro…

Come dice Meralda, la madre di Victor, nel romanzo di Val Reiyel: “Anche l’uccello più piccolo e comune può fare questa cosa straordinaria che nessun essere umano potrà mai fare: volare!»

Estratto dal fumetto Victor de Notre-Dame, di Julia Robin, Charles Ferry e Val Reiyel pubblicato da Guy Trédaniel

Tra tutti gli uccelli ce n’è uno molto particolare: il piccione.

Condividendo il nostro spazio urbano, vive accanto a noi, eppure molto spesso gli prestiamo poca attenzione. A volte non lo vediamo nemmeno.

Nel codice civile francese non ha lo status di animale selvatico. Ma non è neanche un servo: in città non appartiene a nessuno e quindi non ha un padrone che si prenda cura di lui.

Il piccione tende ad avvicinarsi all’uomo, che lo alleva da secoli: vuoi per la sua carne, vuoi come portatore di messaggi preziosissimi. Alcuni, come il famoso Valiant, ricevettero persino medaglie da eroi di guerra come ricompensa per il loro lavoro.

Come hanno potuto questi piccioni passare dallo stadio nobile di eroi a quello di “dannoso» ? È molto semplice: con l’avvento delle moderne tecnologie di comunicazione, queste sono diventate inutili e sono state abbandonate. Il telefono e i computer hanno sostituito gli uccelli…

Ma i piccioni hanno conservato nei loro geni questa familiarità con gli esseri umani che li hanno accuditi e nutriti per così tanto tempo. Purtroppo per loro, in molte città i decreti prefettizi vietano di dar loro da mangiare: si rischia addirittura di ricevere una multa dalla polizia municipale per avergli lanciato qualche seme.

Rifiutati, ignorati, perfino vittime di maltrattamenti, ora sono abbandonati al loro triste destino e devono sopravvivere da soli nelle nostre strade.

Estratto dal fumetto Victor de Notre-Dame, di Julia Robin, Charles Ferry e Val Reiyel pubblicato da Guy Trédaniel

In natura possono raggiungere l’età di vent’anni o più.

In città, la loro aspettativa di vita non supera i quattro o cinque anni, perché le loro condizioni di vita sono terribilmente difficili: le automobili li feriscono o li uccidono, gomitoli di capelli o filo da cucito stesi a terra gli mutilano le gambe, il cibo inadatto distrugge il loro apparato digerente. ..

Morendo di fame, senza difese immunitarie, i piccoli muoiono lentamente e dolorosamente sui nostri marciapiedi, quando non vengono scalpati e divorati da qualche predatore. Solo uno su dieci raggiungerà l’età adulta…

I piccioni sono anche vittime di una reputazione molto negativa, in gran parte mantenuta dalla lobby delle società di controllo dei roditori e dei piccioni, che si guadagnano da vivere massacrando questi animali con metodi crudeli.

Rimettiamo le cose al loro posto:

Sono portatori di “malattie»! Naturalmente hanno malattie. Malattie dei piccioni. Come tutti gli uccelli e gli animali. Come anche gli umani. Ma la probabilità che un essere umano sia affetto dalla malattia dei piccioni è estremamente bassa. Abbiamo molte più probabilità di contrarre una malattia dai nostri cani e gatti, che coccoliamo e baciamo… cosa già molto rara! E ancora più raramente fatale…

E poi ci sono gli escrementi che presumibilmente distruggono i nostri edifici. Anche se bisogna riconoscere che a volte non sono molto estetici, non distruggono nulla. Altrimenti, per secoli, le nostre cattedrali non sarebbero sopravvissute! D’altronde, l’acidità dell’inquinamento da microparticelle è infatti la causa principale del degrado delle pietre dei nostri monumenti…

Alla fine sciamano e invadono le nostre città! Se si riuniscono in massa in alcuni quartieri di Parigi, l’ultimo conteggio, nel 2017, parla di 23mila piccioni nella capitale… cioè un piccione ogni cento abitanti o anche 2, 3 piccioni per ettaro. In confronto, a Parigi ci sono circa sei milioni di ratti, il doppio degli esseri umani…

Ecco un uccello sensibile e intelligente (uno dei rari animali a riconoscersi allo specchio) che, dopo essere stato per secoli al servizio dell’uomo, ora soffre di mille disturbi e molto spesso rimane invisibile ai passanti.

Invece di affamarlo, o catturarlo e gasarlo per sbarazzarcene, potremmo provare a vivere in armonia con esso.

Estratto dal fumetto Victor de Notre-Dame, di Julia Robin, Charles Ferry e Val Reiyel pubblicato da Guy Trédaniel

Esistono soluzioni efficaci: le colombaie contraccettive (Parigi ne ha una decina). Queste costruzioni abbelliscono le nostre piazze e permettono ai camminatori di osservare il comportamento degli uccelli. Lì vengono nutriti i piccioni, il che li mantiene fedeli a un luogo e impedisce loro di costruire i loro nidi sugli edifici vicini. Lì le uova vengono sterilizzate per controllare la riproduzione.

Speriamo che Victor, l’eroe del romanzo di Val Reiyel, incoraggi i lettori giovani (e meno giovani) a interessarsi agli uccelli urbani e a rispettarli per quello che sono: un po’ di natura in città, un dono, una opportunità…

Senza dimenticare il messaggio umanista di fondo di questa storia: l’empatia, l’apertura del cuore all’altro, a chi viene da altrove, a chi è diverso… eppure a noi così vicino.

Allain Bougrain-Dubourg, Presidente della Lega per la Protezione degli Uccelli (LPO)

Trovate un estratto del romanzo cliccando qui.

Di Louella Boulland
Contatto: [email protected]

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