Israele e Libano hanno concluso martedì un accordo di cessate il fuoco volto a porre fine alle ostilità scoppiate quando Hezbollah ha aperto il fronte meridionale l’8 ottobre 2023, a sostegno di Hamas, e culminate con la grande offensiva lanciata da Tel Aviv contro la formazione filo-iraniana. il 23 settembre.
A differenza del 2006, quando Hezbollah rapì due soldati israeliani al confine meridionale, scatenando una guerra con Israele, oggi il Libano ufficiale si trova impegnato a garantire un accordo tra Stati e non un testo di risoluzione non vincolante stabilità nel sud del paese.
Il testo dell’accordo prevede una serie di misure volte a garantire questa stabilità sbarrando la strada a qualsiasi possibilità di riarmo dell’Hezb. E questo, tra l’altro, è uno dei punti fondamentali dell’accordo.
Il documento che, come il 1701, conferma la sovranità esclusiva dello Stato nel Libano meridionale, conferisce al Libano una missione aggiuntiva, quella dello smantellamento delle infrastrutture militari illegali, compresi i siti di produzione di armi non autorizzate, e del sequestro delle armi “che non sono conformi con i termini dell’accordo”. Tuttavia, non limita questa missione al sud del paese, che corrisponde praticamente ad un’attuazione indiretta delle disposizioni della risoluzione 1559 sul disarmo delle milizie. Spetta al governo libanese dimostrare ora di essere all’altezza degli impegni assunti e delle aspirazioni dei libanesi che non possono più sopportare tutte le conseguenze della presenza, nel loro paese, di armi illegali in servizio Gli interessi dell’Iran nella regione.
Ecco i punti principali dell’accordo:
Hezbollah e tutte le altre fazioni armate presenti sul territorio libanese si impegnano a non compiere azioni offensive contro Israele. Da parte sua, Israele si asterrà da qualsiasi operazione militare offensiva contro obiettivi in Libano, siano essi terrestri, aerei o marittimi.
Entrambi i paesi riconoscono l’importanza della risoluzione 1701 del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite, adottata nel 2006, come base giuridica per il mantenimento della pace nella regione.
Questi impegni, tuttavia, non mettono in discussione il diritto di Israele e Libano di esercitare l’autodifesa in caso di attacco diretto.
Nel Libano meridionale, solo le forze di sicurezza e l’esercito libanese saranno autorizzati a portare armi o effettuare operazioni. Qualsiasi vendita, produzione o importazione di armi sarà strettamente controllata dal governo libanese.
Le infrastrutture illegali, compresi i siti di produzione di armi non autorizzate, saranno smantellate. Le armi che non rispettano i termini dell’accordo verranno sequestrate dalle autorità competenti.
Verrà istituita una commissione congiunta, accettata da Israele e Libano, per supervisionare l’attuazione degli impegni e garantirne il rispetto. Questa commissione, così come l’UNIFIL (Forza interinale delle Nazioni Unite in Libano), saranno informate di qualsiasi potenziale violazione dell’accordo.
Il Libano schiererà le sue forze armate e di sicurezza lungo i confini, i valichi di frontiera e la linea che delimita la regione meridionale, secondo il piano concordato.
Israele si impegna a ritirare gradualmente le proprie forze militari dal Libano meridionale, ritornando sulla Linea Blu entro un periodo massimo di 60 giorni.
Infine, gli Stati Uniti svolgeranno un ruolo attivo nel facilitare i negoziati indiretti tra Israele e Libano per raggiungere un accordo finale sulla demarcazione del loro confine terrestre.
L’accordo è salutato come un importante passo avanti negli sforzi per ridurre le tensioni nella regione, con la speranza di stabilire una pace duratura tra i due paesi.
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