Pubblicato il 26 novembre 2024 alle 14:41
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Il Parlamento europeo ha deciso di rinviare la tavola rotonda alla quale era invitato l’accademico. Ma l’estrema destra continua il suo ricatto per ottenerne la cancellazione definitiva, palesando la sua difesa delle disuguaglianze razziali.
Questo articolo è una rubrica, scritta da un autore esterno al giornale e il cui punto di vista non impegna la redazione.
L’estrema destra francese ed europea ha appena lanciato un attacco intollerabile contro Maboula Soumahoro, docente di civiltà del mondo anglofono all’Università di Tours, specialista in studi sulla diasporia e analisi del razzismo. Il 15 novembre, la delegazione francese di uno dei gruppi di estrema destra al Parlamento europeo (“Conservatori e Riformisti europei”) ha inviato una lettera alla presidente del Parlamento europeo, Roberta Metsola. Trasmessa da Marion Maréchal sul suo account X, questa lettera chiede la cancellazione di a “tavola rotonda per combattere il razzismo” a cui è invitato Maboula Soumahoro.
Questo tentativo di imbavagliamento costituisce una minaccia inaccettabile per le scienze sociali in generale e per l’analisi delle disuguaglianze razziali in particolare. Il Parlamento europeo ha per il momento preso la decisione di rinviare la tavola rotonda, mentre l’estrema destra continua il suo ricatto per ottenerne la cancellazione definitiva. Cedere ulteriormente a queste pressioni dell’estrema destra significherebbe avallare una censura inimmaginabile, anche se il dialogo tra scienze sociali e società deve avvenire proprio in istituzioni e luoghi come il Parlamento europeo.
Accettando che sia l’estrema destra a dettare i termini del suo dialogo con le scienze sociali, il Parlamento europeo adotterà argomenti non solo inammissibili, ma anche del tutto ridicoli. La lettera a Roberta Metsola rivela ciò che l’estrema destra trova più insopportabile: la semplice menzione della dominazione bianca o del privilegio bianco. Qui è all’opera una notevole inversione di termini, poiché nominare e criticare le disuguaglianze razziali è considerato prova… di razzismo, in questo caso di razzismo anti-bianco. Il semplice fatto di dare un nome alla condizione bianca, ad esempio di parlare dei bianchi, è equiparato al razzismo – anche se le scienze sociali hanno ripetutamente ripetuto di essere interessate alla posizione degli individui nelle gerarchie sociali e non a una presunta identità biologica .
La fantasia del candore in pericolo
Questa messa in scena della vulnerabilità bianca, di cui sarebbe vittima Il “razzismo”, fa parte di una lunga storia di ansie razziali riguardo alla messa in pericolo del gruppo maggioritario ed è intimamente legato alla difesa della supremazia bianca. La “popolazione storica europea”, come fantastica l’estrema destra, si troverebbe, ad esempio, sotto la minaccia costantemente rinnovata di invasione o “sostituzione”. Ieri l’estrema destra lanciava il pericolo del “pericolo ebraico” o addirittura del “pericolo giallo”, oggi spiega che l’Europa è messa in pericolo dai migranti postcoloniali, soprattutto quando sono musulmani. Il tema del “razzismo anti-bianco” ma anche quello dell’”odio verso la Francia” o l’Occidente costituiscono altre variazioni di questa stessa presentazione della bianchezza in pericolo. Tutti questi discorsi propongono un’idea principale: dovremmo difendere e proteggere una popolazione bianca minacciata di esistere “gran-sostituito” o semplicemente assassinato, secondo i farneticazioni paranoiche del «francocidio» di Eric Zemmour o quelli di Marion Maréchal, che si atteggia a difensore di “piccoli bianchi” «intimido[és]insulto[és]papà[és]viola[és] e a volte tu[és] ».
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Le pressioni esercitate dall’estrema destra si basano su un’inversione totale dei fatti, in un gesto trumpista che dà quasi per scontato che non gli importi della verità. Non importa che nessuna ricerca scientifica ammissibile, vale a dire convalidata da colleghi, dimostri l’esistenza di questo presunto “razzismo anti-bianco”. Non importa che le scienze sociali utilizzino strumenti e metodologie di indagine precisi per documentare, studiare e comprendere i vantaggi di cui godono i bianchi nelle società contemporanee. Non importa che si svolgano le stesse indagini per capire come queste persone siano arrivate oggi a essere designate come bianche e come le gerarchie razziali siano state imposte e poi perpetuate, anche in forme meno esplicite. La ciliegina sulla torta è che l’estrema destra completa il suo disprezzo per la realtà chiamando “cospirazione” » “teorie” che identificano il privilegio dei bianchi. La virulenza di questo negazionismo antiscientifico ricorda la mobilitazione reazionaria contro gli studi di genere, che presentavano anch’essi il genere come una “teoria” e si armavano dei suoi migliori paraocchi quando si trattava di leggere descrizioni che non potevano essere più empiriche delle disuguaglianze salariali o delle differenziazioni sociali ruoli.
Donne nere, prime vittime dell’estrema destra
Nel nostro lavoro pubblicato a settembre [intitulé « la Domination blanche », paru chez Textuel, NDLR], lo abbiamo scritto nell’introduzione “Se le tensioni francesi sulla razza bianca non sono fondamentalmente nuove, sembrano continuare a crescere negli ultimi anni”. L’attacco personale e diffamatorio al nostro collega Maboula Soumahoro e al suo lavoro è l’ennesimo esempio di questa tensione diventata brutalità, che non è altro che una difesa malcelata della supremazia bianca.
In altre parole, è una difesa delle disuguaglianze razziali, se non altro perché ne censura le critiche. La sua virulenza nelle molestie che seguirono ci ricorda anche che l’estrema destra trova senza dubbio particolarmente insopportabile che sia una donna nera a essere invitata, come specialista, a denunciare il razzismo e la dominazione bianca. Quando si tratta di molestie razziste e politiche, recenti precedenti confermano che le donne nere sono le vittime preferite dell’estrema destra e di altri difensori ordinari della disuguaglianza razziale, in particolare quando denunciano la dominazione bianca: negli ultimi anni, la giornalista Rokhaya Diallo o anche Rébecca Chaillon e tutte le attrici di “Carte noire Nom Desire” l’hanno purtroppo sperimentato, tra le altre.
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Il modo in cui questa difesa della supremazia bianca si è sviluppata e ampliata negli ultimi anni, attraverso attacchi, diffamazione, censura e/o molestie, dovrebbe preoccupare chiunque sia preoccupato per l’indipendenza delle scienze sociali, ma anche per la democrazia e la lotta per l’uguaglianza.
BIOS ESPRESSO
Solene Brun è sociologo, ricercatore presso il CNRS (IRIS). Specialista in questioni razziali, ha pubblicato in particolare “Dietro il mito di Métis. Indagine sulle coppie miste e sui loro discendenti in Francia” (La Découverte, 2024). Ha co-firmato, con Claire Cosquer, “White Domination” (Textuel, 2024).
Claire Cosquer è sociologo e ricercatore presso l’Università di Losanna. Il suo lavoro si concentra sulla condizione bianca e sulle classi dominanti. È stata in particolare coautrice, con Solène Brun, di “Sociologia della razza” (Armand Colin, 2022) e “White Domination” (Textuel, 2024).
Di Solène Brun e Claire Cosquer
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