Il centro fiscale di Place de l’Argonne, nel 19esimo arrondissement di Parigi, non ha ancora aperto i battenti questo lunedì mattina, ma una cinquantina di persone sono già in fila sotto la pioggia, lungo i cancelli chiusi dell’edificio.
Poiché da settembre gli orari di accoglienza del pubblico sono ridotti a tre mattine a settimana, si tratta di non perdere l’occasione. “Siamo qui dalle 7:15 e prima di noi c’erano già tre persone”testimonia, tra fatalismo e rabbia, Lila*, venuta ad accompagnare la madre, 70 anni, per cercare di risolvere una disputa che dura da mesi e mette in crisi la settantenne.
Per Nadia Djiab, co-segretaria della sezione Finanze pubbliche della CGT a Parigi, la folla di oggi “Non è niente in confronto ai picchi osservati durante le campagne fiscali sui redditi o quando vengono emesse le cartelle esattoriali”. Una constatazione che, ai suoi occhi, rende ancora più incoerente la prospettiva di vedere questo sito, immerso in un quartiere operaio ad alta densità, chiudere entro il 2028. Questo è, tuttavia, ciò che l’azienda si prepara ad annunciare questo martedì di novembre 26, il dipartimento regionale delle finanze pubbliche di Parigi ai rappresentanti del personale, riuniti in un comitato amministrativo sociale. Una decisione che non passa per la CGT e Solidaires, che hanno lasciato l’incarico lo stesso giorno.
Sono rimasti solo 12 siti a lungo termine, rispetto ai 25 siti nel 2021
Il loro management la chiama la “nuova rete di prossimità” (NRP). Strano nome per un piano che porterà alla chiusura dei centri dedicati all’accoglienza delle persone. Oltre a quello di Place de l’Argonne, anche il centro fiscale del 16° arrondissement pagherebbe questo progetto a partire dal 2026.
Dal lancio del primo piano PNR, nel 2021, la mappatura parigina della scomparsa degli sportelli è stata sufficiente a dare le vertigini, con la morte prevista dei centri nell’11° (nel 2025), nel 12° e nel 13° arrondissement (in 2027), mentre quelli del 3° e 4° hanno già chiuso i battenti per raggrupparsi nei locali del 2° arrondissement, dove sarebbero dedicati a unirsi, dal 2028, a quello di Place de l’Argonne. “Nel 2021 Parigi disponeva ancora di 25 siti, alla fine ne rimarranno solo dodici, dove i 3.900 agenti della finanza pubblica dovranno stipare”denuncia Nadia Djiab.
Alle critiche dei sindacati, la direzione opporrebbe la necessità di favorire ciò che chiama “ricevimenti multicanale”, vale a dire il scambi via e-mail e telefono. Ma, ritiene il sindacalista, “per una parte della popolazione resta molto complicato fare i conti con le nuove tecnologie, il linguaggio amministrativo e la legislazione fiscale in continua evoluzione”. Non è nemmeno sicura, secondo lei, che questo soddisfi i criteri di efficienza elogiati dal management: “Quando riceviamo un utente allo sportello, cerchiamo di risolvere il suo problema in un colpo solo, mentre via email o telefono ci sono molti avanti e indietro. Una richiesta che potrebbe essere elaborata entro una settimana richiederà molto più tempo. »
Sophie Warrin, eletta CGT, che lavora allo sportello, ha già constatato il fallimento di queste istruzioni volte a scoraggiare gli utenti dal venire ai ricevimenti, rendendo l’esperienza il più dolorosa possibile. “Quando arrivano, c’è prima un primo ostacolo per valutare se la loro richiesta è ricevibile e, poi, non deve durare più di cinque minuti. Tutto ciò non fa altro che ritardare la risoluzione dei loro problemi. »
Disorganizzazione orchestrata
“Ci viene detto che dobbiamo disintossicare gli utenti da questa esigenza che verrà e che, in ogni caso, l’Intelligenza Artificiale risponderà a tutto. Ci rendiamo però conto che questo non risponde assolutamente a nulla”concorda Nadia Djiab, che porta come esempio la nuova applicazione dedicata alle tasse sulla casa, che avrebbe “recensioni generate per bambini di 3 mesi! »
Secondo lei si troverebbero di fronte sia gli agenti che gli utenti “disorganizzazione orchestrata”, in un contesto di tagli di posti di lavoro che continuano da dieci anni. Con l’obiettivo di “meglio far sparire la pillola di chiusura”. Non sorprende quindi vedere una crescente rabbia e aggressività pubblica, di cui gli agenti spesso sopportano il peso maggiore.
“Queste condizioni di lavoro e l’insicurezza generata queste successive ridistribuzioni inducono crescenti disagi e rischi psicosociali”ritiene Fabrice Egalis, rappresentante della CGT per le finanze pubbliche e la formazione specializzata in materia di salute e sicurezza sul lavoro. Cosa possiamo aspettarci da questo sciopero di martedì? “Abbiamo poche illusioni, non basterà per farli arretrare”riconosce il sindacalista, il cui sguardo è già rivolto alla mobilitazione generale dei dipendenti pubblici prevista per il 5 dicembre, che spera sarà abbastanza potente da smuovere le file.
* Il nome è stato cambiato.
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